Nato a Rotterdam nel 1904 e trasferitosi negli Stati Uniti nel 1926, Willem de Kooning fu con Gorky, Pollock, Rothko e Kline, uno dei massimi pionieri dell’Espressionismo Astratto, che segnò il passaggio della scena artistica mondiale da Parigi a New York.Di quel gruppo di pittori, de Kooning fu il più longevo e prolifico, continuando a creare immagini di sorprendente audacia fino agli anni ottanta. Attivo in diversi generi pittorici – dalla figura, al nudo femminile, ai paesaggi raffigurati al limite dell’astrattismo totale – elaborò molti stili diversi, ognuno tenacemente personale e allo stesso tempo riflesso di importanti movimenti che hanno animato la cultura americana del Novecento.La storia di de Kooning, dal suo imbarco clandestino su una nave fino all’approdo alla celebrità, ricalca il più classico dei miti americani, quello dell’emigrante che attraversa l’oceano alla ricerca di una vita migliore, vivendo sulla propria pelle povertà, successo e fallimento.Mark Stevens e Annalyn Swann, con una ricerca decennale incentrata su centinaia di interviste e un corpus di lettere e documenti inediti, offrono la prima imponente biografia di questa complessa e romantica figura.De Kooning. L’uomo, l’artista è un ritratto vivo e ricco di dettagli che ricostruisce la vita del pittore, dagli anni difficili a Rotterdam – la miseria, la precarietà e i rapporti violenti con la famiglia; la formazione accademica; il primo impiego nell’arte decorativa – fino all’arrivo negli Stati Uniti, dove, negli anni della Depressione, lottò con caparbietà per imporsi come artista americano. Gli esordi negli Stati Uniti sono segnati dall’influenza di Gorky, anch’egli immigrato, che fu per de Kooning non solo un mentore ma il modello di riferimento grazie al quale scoprì di voler sacrificare tutto all’arte. Solo nel 1948 la prima personale alla Egan Gallery palesò il suo talento a critici come Rosenberg e Hess, che da quel momento fecero a gara per celebrarlo, riconoscendone il ruolo di guida carismatica della Scuola di New York, ai suoi albori sulla scena internazionale.Fra la fine degli anni quaranta e l’inizio dei cinquanta il suo matrimonio tumultuoso con Elaine Fried, a sua volta una figura celebre del mondo dell’arte, entrò in crisi. All’apice della fama, de Kooning si lasciò travolgere da un turbine autodistruttivo fino a diventare protagonista di un nuovo mito americano, quello dell’uomo divorato dal suo stesso successo: se di giorno dipingeva potenti astrazioni e provocatorie figure femminili, la notte viveva al Cedar Tavern o per strada come un barbone, fra eccessi di alcol, seduzioni spregiudicate o accese discussioni con gli amici Franz Kline e Frank O’Hara.Negli anni sessanta, prostrato dal febbrile mondo dell’arte e quasi distrutto dal successo, si ritirò a Springs, Long Island, dove si dedicò a una straordinaria serie di pastorali lussureggianti, seguite da un vasto corpo di lavori eterei ed evocativi. Fino alla fine, piegato dalla demenza senile, de Kooning rimase il pittore di sempre, quello che trascorreva le giornate davanti alla tela e che non esitava a distruggere le proprie creazioni pur di rinnovare uno stile in perenne movimento e fatto di continui distacchi. Perché come lui stesso dichiarava: «Bisogna cambiare per rimanere uguali».
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