fbevnts Teoria - tutti i libri per gli amanti del genere Teoria - Johan & Levi Editore
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Teoria

Il design come attitudine
«Non è una professione ma un’attitudine», diceva László Moholy-Nagy, che nel primo Novecento lottò per liberare il design dalla morsa del commercio in cui era stretto dai tempi della Rivoluzione industriale, restituendogli il compito di costruire un mondo migliore. In tutte le sue molteplici forme, il design svolge da sempre un ruolo importante come agente di cambiamento, facendosi interprete di istanze sociali, politiche, economiche, scientifiche, culturali ed ecologiche per garantire un impatto positivo sulle nostre vite.Alice Rawsthorn, una delle più influenti voci in questo campo, racconta come nuove generazioni di designer rispondono a sfide globali quali l’emergenza climatica, l’aumento delle disuguaglianze, le crisi umanitarie e le discriminazioni di genere, mostrando la stessa attitudine “all’intraprendenza e alla creatività” di cui scriveva Moholy-Nagy e portando avanti ambiziosi progetti sociali, servendosi di tecnologie all’avanguardia per realizzare prodotti nuovi o recuperare e rimettere in circolo i vecchi, secondo una tendenza in costante crescita.Con un occhio rivolto alle figure storiche, ai pionieri di un design attento ai bisogni dell’individuo e della società, l’autrice traccia l’evoluzione e i più recenti sviluppi di questa disciplina anche in rapporto all’arte e all’artigianato, da cui la separano confini sempre più porosi, e a settori come la medicina o la sociologia, a cui ora offre un prezioso contributo. Una priorità per i designer attitudinali consiste, infatti, nell’essere più aperti alla collaborazione con una varietà di specialisti, nell’ottica di costruire una comunità diversificata e inclusiva per fare fronte comune contro le tante difficoltà del nostro tempo.
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Il design come attitudine

Alice Rawsthorn

pagine: 216 pagine

«Non è una professione ma un’attitudine», diceva László Moholy-Nagy, che nel primo Novecento lottò per liberare il design dalla morsa del commercio in cui era stretto dai tempi della Rivoluzione industriale, restituendogli il compito di costruire un mondo migliore. In tutte le sue molteplici forme, il design svolge da sempre un ruolo import
L'avventura del modernismo - Antologia critica
Questo volume offre la più ampia raccolta italiana di scritti di Clement Greenberg (1909-1994), autore indispensabile per chiunque si interessi all’epoca carica di rivoluzioni formali che dalla fine dell’Ottocento in poi vede il rapido succedersi delle avanguardie artistiche.Figura fra le più influenti e controverse della critica d’arte americana del Novecento, Greenberg assiste al declino dell’illusionismo tridimensionale della pittura da cavalletto e testimonia il progressivo affermarsi dell’astrattismo, fino al traguardo della piattezza radicale che è per lui cifra del modernismo. Tra i primi a intuire il valore dirompente della pittura di Jackson Pollock e degli espressionisti astratti americani, egli sdogana successivamente gli esponenti della Post-painterly Abstraction, tra cui Morris Louis e Kenneth Noland. Con un corpus di oltre trecento scritti, il magistero critico militante di Greenberg attraversa più di quarant’anni di nuova arte americana, contribuendo in modo decisivo a spostare il baricentro dell’arte mondiale da Parigi a New York.La selezione dei testi qui proposti è volta a sottolineare l’impronta europea del pensiero critico di Greenberg. La matrice kantiana, quella trotskista, ma anche quella italiana proveniente da Benedetto Croce e Lionello Venturi, delineano il profilo di un critico che ha saputo scandagliare in modo esemplare le vicende del modernismo nelle arti visive rivendicandone i valori di oggettività. A un’acuta analisi socio-culturale del fenomeno della massificazione della cultura e delle sue conseguenze sociali, Greenberg accosta questioni a lungo dibattute come quelle del bello e della qualità, dei valori oggettivi in arte, mosso dal bisogno impellente di opporre un fronte di resistenza al degrado del kitsch e dell’accademismo.Tuttora oggetto di diatribe e indiscusso promotore dell’arte americana, Greenberg rimane un interprete di primo piano del modernismo. A più di quindici anni dalla morte, il suo lascito è imprescindibile per orientarsi nel complesso panorama artistico della seconda metà del XX secolo.
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L'avventura del modernismo

Antologia critica

Clement Greenberg

pagine: 448 pagine

Questo volume offre la più ampia raccolta italiana di scritti di Clement Greenberg (1909-1994), autore indispensabile per chiunque si interessi all’epoca carica di rivoluzioni formali che dalla fine dell’Ottocento in poi vede il rapido succedersi delle avanguardie artistiche.Figura fra le più influenti e controverse della critica d’arte ame
Scritti
Lucido protagonista della “nuova topografia” americana degli anni settanta, artista costantemente  impegnato a decostruire la politica dei luoghi e delle rappresentazioni, sin dai suoi esordi Lewis Baltz ha accompagnato alla ricerca visiva una meditata attività di scrittura critica e autocritica. Le riflessioni raccolte in questo volume illuminano da prospettive differenti la sua opera ultraquarantennale e il contesto transatlantico nel quale si è sviluppata: interventi che hanno affiancato le opere topografiche del primo periodo, narrazioni incorporate nei lavori testo-immagine della fine degli anni ottanta, ma anche una corposa serie di saggi dedicati ad alcuni tra i più importanti fotografi e artisti del Novecento. In questi ultimi l’ascolto dell’enigmatica materialità delle opere si fonde con un ragionare secco e disincantato sulla loro adeguatezza culturale e, infine, politica. Rientrano in tale filone gli scritti dedicati a Walker Evans, Edward Weston, Robert Adams, Michael Schmidt, Allan Sekula, Thomas Ruff e Jeff Wall, che in modi diversi interrogano le possibilità e i limiti delle pratiche fotografiche di stampo modernista; in alcuni passi affiorano inoltre circostanziati apprezzamenti di artisti come Krzysztof Wodiczko, Félix González-Torres, Barry Le Va, Chris Burden, James Turrell, Robert Irwin, John McLaughlin e Alessandro Laita, con i quali Baltz ha condiviso aspetti cruciali della ricerca e, in diversi casi, della propria biografia. ll volume, tuttavia, contiene anche considerazioni su temi di portata più generale, per esempio sul paesaggio o sulle città «nell’epoca del nulla di speciale». Se il gelido silenzio dell’immaginario post-apocalittico di Baltz ha contribuito a depurare la fotografia degli ultimi trent’anni dalle opposte retoriche della denuncia e della rivelazione, la voce rauca e talvolta caustica di questi scritti continua a risuonare e a contaminare le presunte certezze su cui amano poggiare le istituzioni dell’arte e della fotografia.
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Scritti

Lewis Baltz

pagine: 176 pagine

Lucido protagonista della “nuova topografia” americana degli anni settanta, artista costantemente  impegnato a decostruire la politica dei luoghi e delle rappresentazioni, sin dai suoi esordi Lewis Baltz ha accompagnato alla ricerca visiva una meditata attività di scrittura critica e autocritica. Le riflessioni raccolte in questo volume illum

L'insieme vuoto

Per una pragmatica dell'immagine

Federico Ferrari

pagine: 72 pagine

Che cos’è un’immagine? Perché le immagini hanno assunto un’importanza così grande nelle nostre vite? Cosa significa avere uno sguardo? Federico Ferrari riflette sulla società delle immagini e sul rapporto ritmico tra immagine e parola, ritmo che forgia il nostro orizzonte, concentrandosi sull’uso delle immagini e sul mondo che esse crea

Sul design

Anni Albers

pagine: 128 pagine

Al Black Mountain College, la scuola sperimentale nel North Carolina che aveva accolto i coniugi Albers in fuga dal nazismo, Anni era solita ripetere ai suoi studenti: «Bisogna esplorare luoghi dove nessuno prima di noi è mai stato». Un atteggiamento spregiudicato che non doveva tuttavia precludere uno sguardo retrospettivo capace di misurare i
Il paradigma dell'arte contemporanea - Strutture di una rivoluzione artistica
In un articolo del 1999 Nathalie Heinich proponeva di considerare l’arte contemporanea come un “genere” dell’arte, con precise specificità e distinto tanto dall’arte moderna quanto dall’arte classica. Quando quindici anni dopo torna sulla questione, la querelle sull’arte contemporanea non si è ancora spenta; anzi, è rinfocolata dall’esplosione dei prezzi e dalla spettacolarizzazione delle proposte artistiche accolte in seno alle istituzioni più rinomate. Più che un genere artistico – azzarda l’autrice – l’arte contemporanea ha inaugurato addirittura un nuovo paradigma.Secondo l’accezione che l’epistemologo Thomas Kuhn ha dato a questo termine, ogni nuovo paradigma si impone sul precedente al costo di una violenta rottura e di una ridefinizione delle norme che regolano un’attività umana. Nel campo delle pratiche artistiche il terremoto ha investito il sistema di valori che determinano cosa sia legittimo far passare per arte. All’ordine del giorno non è più la bellezza né l’espressione dell’interiorità – come esigevano i paradigmi precedenti – ma la tendenza a trasgredire i limiti spostando l’orizzonte del possibile sempre un po’ più in là. A essere in vigore è il “regime di singolarità”, che privilegia per principio tutto ciò che è innovativo.Heinich ripercorre le tappe di questa rivoluzione, a partire dalla premiazione di Rauschenberg alla Biennale di Venezia del 1964 e dalle feroci reazioni che suscitò. Ne racconta gli effetti sui meccanismi del mondo dell’arte, evidenziando come sono mutati i criteri di produzione e circolazione delle opere, lo statuto dell’artista, il ruolo di intermediari e istituzioni. Il suo è un punto di vista esterno al sistema: da sociologa, conduce un’indagine rigorosa e imparziale, traboccante di aneddoti impiegati come preziosi strumenti analitici. Lo scopo non è fornire armi all’accusa o alla difesa nel processo contro l’arte contemporanea, ma descrivere la realtà dei fatti. Solo prendendo atto del cambio di paradigma è infatti possibile sgomberare lo sguardo da categorie sorpassate e avvicinarsi all’arte contemporanea non per approvarla o deprecarla ma semplicemente per comprenderla.
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Il paradigma dell'arte contemporanea

Strutture di una rivoluzione artistica

Nathalie Heinich

pagine: 272 pagine

In un articolo del 1999 Nathalie Heinich proponeva di considerare l’arte contemporanea come un “genere” dell’arte, con precise specificità e distinto tanto dall’arte moderna quanto dall’arte classica. Quando quindici anni dopo torna sulla questione, la querelle sull’arte contemporanea non si è ancora spenta; anzi, è rinfocolata dal
Lo strano posto della religione nell'arte contemporanea
A chi ama l’arte non sarà sfuggito un fatto tanto eclatante quanto poco dibattuto: l’assenza nelle gallerie e nei musei di arte contemporanea di opere genuinamente religiose, in cui il sentimento religioso non sia inquinato, cioè, da ironia o irriverenza. La frattura fra arte e religione non è effetto di una congiura del mondo dell’arte, ha radici profonde. Avviata per gradi durante il Rinascimento, si è accentuata nel XIX secolo fino ad arrivare a quel divario che oggi ci appare insanabile. Per ricucire lo strappo bisognerebbe smantellare il discorso su cui si è edificato l’intero progetto modernista.Questo libro, in cui rigore e sperimentazione vanno a braccetto, rompe l’assordante silenzio che avvolge una questione particolarmente difficile da affrontare, tanto nei circuiti ufficiali dell’arte quanto nel campo dell’educazione artistica. Un silenzio che lascia gli studenti a coltivare la loro religiosità di nascosto, pena l’esclusione dal sistema. Forte della sua esperienza alla School of the Art Institute of Chicago, James Elkins affronta con innovativo pragmatismo un ginepraio di pratiche, opinioni e fraintendimenti, e sceglie cinque tra i suoi studenti a rappresentare altrettante posizioni di artisti: cinque racconti esemplari che tracciano una cartografia del travagliato rapporto tra religione e arte contemporanea.Affinché l’abisso di incomprensione fra i due schieramenti possa colmarsi, come si augura l’autore, non basta la buona volontà di figure isolate, servono nuove forme di dialogo, conversazioni inclusive che lascino spazio al portato emozionale ed esperienziale dei partecipanti. Elkins va già in questa direzione, fornendo ad artisti, studenti, docenti e studiosi la strumentazione necessaria per iniziare un dibattito costruttivo e appassionante.
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Lo strano posto della religione nell'arte contemporanea

James Elkins

pagine: 160 pagine

A chi ama l’arte non sarà sfuggito un fatto tanto eclatante quanto poco dibattuto: l’assenza nelle gallerie e nei musei di arte contemporanea di opere genuinamente religiose, in cui il sentimento religioso non sia inquinato, cioè, da ironia o irriverenza. La frattura fra arte e religione non è effetto di una congiura del mondo dell’arte, h
Catastrofi d'arte - Storie di opere che hanno diviso il Novecento
La storia dell’arte, lo diceva Benjamin, è una storia di profezie, e perché certe opere siano comprensibili occorre che siano mature le circostanze che esse hanno precorso. Di imprese sovversive il secolo delle avanguardie è stato prodigo, ma ce ne sono alcune la cui forza tellurica ha sconvolto per sempre la modernità lasciando che un nuovo paradigma si diramasse dalla crepa.E c’è un punto preciso in cui attecchisce per la prima volta il germe del contemporaneo: l’apparizione dell’Orinatoio. Dopo averlo acquistato in un negozio di idraulica di New York, Duchamp lo spedisce alla mostra degli Indipendenti del 1917, dove sei dollari garantiscono il diritto di essere esposti. La rottura è sotto gli occhi di tutti: è la natura stessa dell’arte a essere messa alla prova. E a partire da questa “spora aliena” di non-arte la faglia si prolunga attraverso una continua e sistematica trasgressione dei limiti.Esplorando – per usare un termine di Arthur Danto – l’artworld delle catastrofi più clamorose del Novecento, questo libro ci svela le trame di opere rivoluzionarie, indissolubili dalle personalità e dalle idee dei loro autori, in una continua tensione fra provocazione e preveggenza. Scopriamo così che lo spiazzante rigore dei 4'33'' di silenzio di Cage ha strettamente a che fare con l’enfasi concettuale e con l’annientamento del confine tra arte e vita; che le sperimentazioni sul vuoto dell’irruente Klein e gli affilati paradossi di Manzoni inaugurano la pratica di una costruzione del mito dell’artista che diventa essa stessa opera d’arte; che l’iconica Brillo Box di Warhol ribalta le gerarchie moderniste aprendo uno spettacolare squarcio su quella svolta culturale che prenderà il nome di postmoderno. Luigi Bonfante ci rivela l’importanza di uno sguardo retroattivo in grado di riconoscere in queste fratture le caratteristiche più salienti del contemporaneo e insieme di interpretare le ambiguità del nostro presente, senza farsi sedurre dall’irrisolvibile quesito che domina l’estetica dei giorni nostri: siamo di fronte a un’apocalisse o una palingenesi?
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Catastrofi d'arte

Storie di opere che hanno diviso il Novecento

Luigi Bonfante

pagine: 184 pagine

La storia dell’arte, lo diceva Benjamin, è una storia di profezie, e perché certe opere siano comprensibili occorre che siano mature le circostanze che esse hanno precorso. Di imprese sovversive il secolo delle avanguardie è stato prodigo, ma ce ne sono alcune la cui forza tellurica ha sconvolto per sempre la modernità lasciando che un nuovo
Duty Free Art - L'arte nell'epoca della guerra civile planetaria
Giganteschi musei segreti spuntano oggi in terre di nessuno che eludono le sovranità nazionali e sbarrano l’accesso al pubblico. Sono i luoghi di stoccaggio esentasse, dove le opere ‒ pur restando sigillate nelle loro casse ‒ sono usate come valuta alternativa per la circolazione di capitali miliardari da una sponda all’altra del globo. Un’arte senza frontiere intrappolata in zone di transito permanente; un’arte immune da tasse ma non dall’obbligo di essere una risorsa, o una facciata.È ancora pensabile produrre e perfino apprezzare l’arte in un’epoca come la nostra, sconvolta da guerre civili permanenti e in balìa di multinazionali pronte a capitalizzare una ricostruzione perpetua, magari impreziosendola con un museo d’avanguardia disegnato da un’archistar? Che valore hanno oggi istituzioni artistiche il cui principale obiettivo è imbellettare l’immagine pubblica di questo o quel regime? È ancora possibile restituire autonomia all’arte?Scandagliando archivi di WikiLeaks e fake news, dark web e truffe sentimentali online, Steyerl individua con rabdomantica precisione una strategia di contrattacco e resistenza. Con scrittura affilata ricostruisce i tratti di un’arte capace di farsi pratica insurrezionale, libera da ogni imperativo di esibirsi, rappresentare, educare, incarnare valori o servire una causa o un padrone. Un’arte duty free, per rifuggire alla tentazione di farsi trascinare dentro l’abisso, inglobati dal rumore bianco della contemporaneità.
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Duty Free Art

L'arte nell'epoca della guerra civile planetaria

Hito Steyerl

pagine: 212 pagine

Giganteschi musei segreti spuntano oggi in terre di nessuno che eludono le sovranità nazionali e sbarrano l’accesso al pubblico. Sono i luoghi di stoccaggio esentasse, dove le opere ‒ pur restando sigillate nelle loro casse ‒ sono usate come valuta alternativa per la circolazione di capitali miliardari da una sponda all’altra del gl
La cornice - Storie, teorie, testi
Proprio quando le avanguardie storiche si avviano a metterla radicalmente in discussione, la cornice diventa materia di grande interesse per filosofi, storici dell’arte e semiologi. Dispositivo anfibio per eccellenza, strumento di mediazione che isola l’immagine dallo spazio reale senza essere assimilabile né all’una né all’altro pur relazionandosi a entrambi, la cornice è una soglia: ci conduce in un territorio dove vigono leggi altre rispetto a quelle della vita ordinaria. Che il quadro possa invadere il mondo o, al contrario, che il mondo possa insidiare il quadro, è quanto la cornice è chiamata a scongiurare, fintanto che si accetta un’idea di arte come realtà separata da quella in cui viviamo e agiamo. Principio che le pratiche artistiche del XX secolo negheranno con forza. Una storia della cornice non può prescindere da una riflessione sul superamento dei suoi confini e porta necessariamente a esaminare come la sua funzione di modesta servitrice dell’immagine si sia evoluta nei secoli. Da espediente dimesso, capace di attivare un campo di forze e potenziare l’indirizzamento centripeto dello sguardo, la attende un destino paradossale. Nel momento in cui pretende di assumere un proprio valore estetico autonomo, essa abdica alla propria funzione ancillare entrando in competizione con l’opera, talvolta persino sostituendosi a essa, passando da oggetto marginale a soggetto principale della rappresentazione. L’eclissi di questo elemento aprirà la strada all’affermarsi di un altro genere di cornice: quella del museo quale luogo deputato alla istituzionalizzazione, certificazione e conservazione del valore artistico. Daniela Ferrari e Andrea Pinotti ripercorrono le tappe fondamentali della storia della cornice e del suo ruolo cruciale nell’esperienza dell’immagine pittorica e ripropongono in questo volume i principali contributi alla fenomenologia di questo dispositivo: da Simmel a Stoichita, passando per Ortega y Gasset, Bloch, Schapiro, Derrida, Arnheim, Marin, il Gruppo μ. L’intero Novecento è qui rappresentato sotto differenti prospettive disciplinari, a conferma del fatto che è stato davvero il secolo in cui la cornice ha pienamente assunto lo statuto esplicito di oggetto teorico.
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La cornice

Storie, teorie, testi

pagine: 232 pagine

Proprio quando le avanguardie storiche si avviano a metterla radicalmente in discussione, la cornice diventa materia di grande interesse per filosofi, storici dell’arte e semiologi. Dispositivo anfibio per eccellenza, strumento di mediazione che isola l’immagine dallo spazio reale senza essere assimilabile né all’una né all’altro pur rela

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