il punto - tutti i libri della collana il punto, Johan & Levi - Johan & Levi Editore
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Johan & Levi: il punto

Macchina a stella - L’eredità di Duchamp
A partire dagli emblemi lasciati in eredità da Duchamp alla seconda metà del Novecento, la macchina e la stella, questo volume presenta tre minisaggi sul tema dell’ispirazione e delle sue intermittenze. A partire dalle opere di Marcel Duchamp, Jasper Johns e Alighiero Boetti, Michele Dantini getta nuova luce sulla metafora dell’artista come “macchina”, sul venir meno del processo creativo come ordinata routine professionale che aveva tradizionalmente caratterizzato la trasposizione dell’ “idea” in immagine. Una svolta per certi versi liberatoria, ma anche foriera di implicazioni allarmanti, sperimentate in tutta la loro urgenza dalla generazione “informale”: come proteggersi dalle discontinuità dell’“ispirazione”, come conferire durata al tempo interiore, se tutto si risolve nell’irripetibile eccezionalità dell’attimo? Dantini analizza passo dopo passo la “reinvenzione” del mestiere di artista: la curiosa adozione di readymade per restituire plausibilità e vigore alle tecniche tradizionali, la dilatazione indefinita dei tempi di esecuzione; la pratica dell’arte della ripetizione e la creazione di appaganti routine grazie a procedimenti “automatici”, impersonali e addirittura delegabili. Al “miserabile spettatore” e alla sua acutezza il compito di cogliere nelle opere una continuità nella transizione, di ricostruire le metafore soggiacenti e «interpretare una routine rivelatasi improvvisamente sgombra di tecniche e riferimenti riconoscibili».
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Macchina a stella

L’eredità di Duchamp

Michele Dantini

pagine: 96 pagine

A partire dagli emblemi lasciati in eredità da Duchamp alla seconda metà del Novecento, la macchina e la stella, questo volume presenta tre minisaggi sul tema dell’ispirazione e delle sue intermittenze. A partire dalle opere di Marcel Duchamp, Jasper Johns e Alighiero Boetti, Michele Dantini getta nuova luce sulla metafora dell’artista come

Fantastiche presenze

Note su estetica, arte contemporanea e realtà aumentata

Sofia Pirandello

pagine: 112 pagine

La realtà aumentata popola il contesto quotidiano con oggetti digitali e interattivi, consentendo di operare trasformazioni concrete sull’ambiente per mezzo di un’immagine intelligente e responsiva. Da mero oggetto di contemplazione, l’immagine si fa dunque corpo, sintetico ma sensibile, capace di coinvolgere, talvolta di incantare e spavent
Kiefer e Feldmann - Eroi e antieroi nell'arte tedesca contemporanea
Seguendo la logica della definizione per coppie di opposti (leggero/pesante, faceto/serio) in questo volume Massimo Minini analizza e affianca i due artisti che sono diventati simbolo dell’arte della Germania a cavallo dei due millenni: Anselm Kiefer e Hans-Peter Feldmann.Da un lato Kiefer, erede perfetto di un’arte che ha radici profonde nell’espressionismo, nell’espressione di sentimenti e stati d’animo che, tra Jung e Freud, tra Wagner e Goethe, tra Hans Baldung e Lukas Cranach, non possono non essere profondi, pesanti, impegnati. Kiefer risuscita fantasmi mai sopiti, dà corpo a una grandeur anche nei temi, nei formati, nei materiali (fili spinati, cavalli di frisia, campi arati in lunghe prospettive e dove la materia risulta spessa e pesante, quasi scultorea).Dall’altro Feldmann, che la prende alla leggera, ci dice che l’arte è sì una cosa seria, ma che non bisogna drammatizzare. Questo curioso, ironico, a volte ridicolo signore tedesco è un artista concettuale della prima ora ma meno grave dei suoi colleghi, tanto che all’epoca pochi lo presero sul serio, al punto che nei primi anni ottanta, constatato il fallimento, Feldmann decise di non fare più l’artista e per una decina d’anni cambiò mestiere. Ma un giorno Kaspar König gli offrì una mostra a Francoforte e tutto si rimise in moto, fino alle celebrazioni e il successo degli ultimi anni.Nell’incontro-scontro tra questi due emblemi di opposte attitudini ritroviamo l’immagine complessa della cultura visiva di una nazione.
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Kiefer e Feldmann

Eroi e antieroi nell'arte tedesca contemporanea

Massimo Minini

pagine: 68 pagine

Seguendo la logica della definizione per coppie di opposti (leggero/pesante, faceto/serio) in questo volume Massimo Minini analizza e affianca i due artisti che sono diventati simbolo dell’arte della Germania a cavallo dei due millenni: Anselm Kiefer e Hans-Peter Feldmann.Da un lato Kiefer, erede perfetto di un’arte che ha radici profonde nell

Oltre lo specchio

Claude Cahun e la pulsione fotografica

Silvia Mazzucchelli

pagine: 72 pagine

Claude Cahun (1894-1954) è un’artista, fotografa e scrittrice vissuta nella Francia della prima metà del Novecento, in pieno fervore surrealista. Al centro della sua ricerca artistica e letteraria vi sono i temi dell’identità, del superamento dei confini di genere e delle proprie origini ebraiche in un contesto sociale fortemente antisemita.
Harald Szeemann - Un caso singolare
Nel settembre del 1988 una giovane Nathalie Heinich fa visita ad Harald Szeemann nel suo studio sul Monte Verità. Heinich è lì per intervistarlo, vuole trovare conferma a un'intuizione: la figura del curatore è sempre più assimilabile a quella dell’autore e nessuno può dirlo meglio di Szeemann, che realizza mostre da trent’anni e ha ridefinito le pratiche curatoriali secondo una metodologia personale.Szeemann è stato il più giovane direttore alla Kunsthalle di Berna, poi segretario generale di documenta 5 a Kassel (1972). Ma è diventato un mito con la folgorante “When Attitudes Become Form”, la mostra che nel 1969 ha rappresentato per lui una catarsi, una rottura con il passato in nome di un’estetica nuova. Nel panorama dei curatori-autori Szeemann è il “caso singolare”. Questa singolarità è data da un profilo individuale insostituibile, che si scosta dai sentieri già battuti per inseguire le proprie intuizioni, spostando l’asse dal valore ufficiale delle opere alla natura quasi sentimentale del rapporto con l’artista e con la materia da esporre. Il curatore-autore si affida unicamente al proprio sesto senso, alle proprie ossessioni: rifiuta di fare carriera per occuparsi di temi che è l’unico a potere trattare.La difesa della singolarità plasma i contenuti delle singole mostre, ma anche il nesso logico fra una mostra e l’altra, fino a formare un insieme che assume sempre più l’aspetto di una grande opera personale, sorretta da un’intima necessità, alimentata dalle circostanze di una traiettoria biografica e non già dal caso o dalle imposizioni di un programma istituzionale.  
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Harald Szeemann

Un caso singolare

Nathalie Heinich

pagine: 69 pagine

Nel settembre del 1988 una giovane Nathalie Heinich fa visita ad Harald Szeemann nel suo studio sul Monte Verità. Heinich è lì per intervistarlo, vuole trovare conferma a un'intuizione: la figura del curatore è sempre più assimilabile a quella dell’autore e nessuno può dirlo meglio di Szeemann, che realizza mostre da trent’anni e

La Mamma

Una mostra di Harald Szeemann mai realizzata

Pietro Rigolo

pagine: 64 pagine

Dopo essere stato il più giovane direttore alla Kunsthalle di Berna e segretario generale di documenta 5 (Kassel, 1972), la decisione di non essere più legato a un’istituzione porta Harald Szeemann a ideare mostre personali che reinventano il formato e il contenuto stesso del medium in modo estremo, concentrandosi non più solo sulla produzi

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