fbevnts Tutti i libri di di Johan & Levi Editore | Pagina 18
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Edward Hopper - Biografia intima
Figure solitarie assorte in drammi silenziosi. Lo spazio, ridotto all’essenziale, è reale e allo stesso tempo metafisico, immerso in una luce tersa e implacabile. La scena è quasi sempre deserta, l’atmosfera densa di attesa. I paesaggi umani di Edward Hopper risultano laconici ed evocativi quanto quelli urbani o rurali svuotati di presenze umane e di suoni. Che uomo si nasconde dietro una così penetrante visione? In che circostanze ha generato i suoi drammi pittorici?Artista taciturno e introverso, Edward Hopper si è espresso poco sulla propria vita. È in gran parte grazie ai diari e alle lettere della moglie Jo, scritti nel corso di una simbiosi coniugale durata più di quarant’anni, che prende corpo la biografia monumentale di uno dei grandi interpreti della scena americana moderna, un pittore che ha lasciato un segno indelebile sulla posterità, tanto nelle arti visive quanto nel cinema. Gail Levin ha attinto a materiali per lo più inediti per offrirci una narrazione coinvolgente in cui la genesi dei capolavori si alterna al resoconto delle vicende quotidiane più intime condivise con Jo, in un teatro domestico carico di attrazione e conflitti violenti, di ammirazione e sostegno, di ostilità e riconciliazioni. Come modella dei suoi lavori, pungolo intellettuale, artista vissuta nell’ombra e sua prima sostenitrice, Jo Nivison Hopper ebbe un ruolo chiave per il successo del marito e un ruolo da co-protagonista le è riservato nelle pagine di questo libro.
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Edward Hopper

Biografia intima

Gail Levin

pagine: 768 pagine

Figure solitarie assorte in drammi silenziosi. Lo spazio, ridotto all’essenziale, è reale e allo stesso tempo metafisico, immerso in una luce tersa e implacabile. La scena è quasi sempre deserta, l’atmosfera densa di attesa. I paesaggi umani di Edward Hopper risultano laconici ed evocativi quanto quelli urbani o rurali svuotati di presenze um
Imaginary economics - Quando l'arte sfida il capitalismo
Un artista britannico mette in vendita su eBay tutti i propri averi; un collega olandese analizza attraverso le proprie iniziative la business culture; un americano stampa banconote proprie e trova il modo di spenderle; un altro, svizzero, vende l’invito a partecipare a Manifesta. L’idea secondo cui arte ed economia sono incompatibili sembra oggi totalmente superata. Molti artisti contemporanei non solo esprimono sui media opinioni riguardo al mercato e ai risvolti economici dell’arte, ma usano la propria arte per riflettere sui meccanismi economici o per farne la parodia, andando ad affiancarsi ad alcuni mostri sacri dell’arte del xx secolo quali Marcel Duchamp, Yves Klein, Marcel Broodthaers e Joseph Beuys. Nasce così la imaginary economics – termine che indica i paradigmi alternativi a quelli istituzionali della scienza economica – a uso di chi non si accontenta delle risposte reperibili nelle confortevoli stanze del pensiero economico dominante.All’apparenza il rapporto tra arte ed economia non sembra certo a favore della prima. Da un lato, visti i magri guadagni della maggior parte degli artisti, l’economia potrebbe essere considerata dal loro punto di vista una forza negativa: l’artista è generalmente vittima del sistema economico o, nel migliore dei casi, è costretto a sottomettervisi. Dall’altro, la comunità finanziaria si serve dell’arte come di uno strofinaccio per dare lustro e prestigio culturale a reputazioni aziendali tramite la pratica delle sponsorizzazioni o del collezionismo; la produzione simbolica delle aziende, inoltre, si nutre spesso dell’immaginario degli artisti, le cui opere però non sono protette da copyright.Olav Velthuis intende qui mostrare che esiste un nuovo equilibrio fra arte ed economia, dove l’arte non è vittima ma diventa un’inconsueta fonte di sapere sull’economia di mercato. Dopo una concisa panoramica storica l’autore analizza le varie posizioni assunte dagli artisti evidenziando come certi si pongano in modo critico riguardo al sistema economico, mentre altri assumono una posizione del tutto affermativa, giungendo infine a quelli che propendono per un atteggiamento ludico. Come a sottintendere che la presunta serietà che circonda il mercato è tutta da ridiscutere.
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Imaginary economics

Quando l'arte sfida il capitalismo

Olav Velthuis

pagine: 144 pagine

Un artista britannico mette in vendita su eBay tutti i propri averi; un collega olandese analizza attraverso le proprie iniziative la business culture; un americano stampa banconote proprie e trova il modo di spenderle; un altro, svizzero, vende l’invito a partecipare a Manifesta. L’idea secondo cui arte ed economia sono incompatibili sembra og
Marcel Duchamp - La vita a credito
Dalla sua scomparsa nel 1968, l’influenza di Marcel Duchamp, «l’uomo più intelligente del XX secolo» nelle parole di André Breton, non ha smesso di imporsi nel paesaggio dell’arte contemporanea. Dal Futurismo al Cubismo, dal Dadaismo al Surrealismo, la sua arte si intreccia alle grandi avventure estetiche del Novecento senza mai ridursi a nessuna di esse.Se Picasso insiste nel propugnare la figura dell’artista demiurgo, Duchamp, grazie all’invenzione del ready-made, incarna invece il modello dell’artista contemporaneo ed è riconosciuto a partire dagli anni sessanta come fonte incontestabile di ispirazione da parte delle giovani generazioni di artisti.Molto è stato scritto sulla sua opera, ma assai di meno sulla sua vita. Una vita che Duchamp costruisce al di fuori delle categorie correnti, non già come artista o anarchico ma, per riprendere un suo neologismo, come “anartista”. Eleganza distaccata, libertà di indifferenza, compenetrazione dei contrari – cui si aggiungono una costante rivendicazione della pigrizia e un disprezzo fisiologico per il denaro – diventano in lui gli strumenti originali di un modo inedito di porsi di fronte al mondo e alle cose. «Preferisco vivere, respirare piuttosto che lavorare.» Duchamp si è pronunciato spesso sulla propria vita con caustiche dichiarazioni che nel loro insieme delineano una personale economia di vita (ridurre i bisogni per essere davvero liberi) e una vera e propria arte di vivere.La più bella opera di Marcel Duchamp, secondo Henri-Pierre Roché, era l’impiego del suo tempo. Da tale ipotesi prende le mosse il libro di Bernard Marcadé, dalla forte convinzione cioè che l’esame circostanziato della vita di Duchamp costituisca una via d’accesso privilegiata alla comprensione della sua arte. Definendo il readymade una sorta di appuntamento, egli stesso ci lascia intuire l’importanza degli eventi della vita quotidiana nell’ideazione delle proprie opere. Gli elementi biografici in gioco – incontri, amicizie, segreti, corrispondenze, relazioni amorose – non rappresentano soltanto il contorno aneddotico e marginale dell’opera, ma ne costituiscono, in quanto “biografemi”, le componenti fondamentali.
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Marcel Duchamp

La vita a credito

Bernard Marcadé

pagine: 608 pagine

Dalla sua scomparsa nel 1968, l’influenza di Marcel Duchamp, «l’uomo più intelligente del XX secolo» nelle parole di André Breton, non ha smesso di imporsi nel paesaggio dell’arte contemporanea. Dal Futurismo al Cubismo, dal Dadaismo al Surrealismo, la sua arte si intreccia alle grandi avventure estetiche del Novecento senza mai ridursi a
Robert Rauschenberg - Un ritratto
Artista fra i più innovativi e influenti della sua generazione, Robert Rauschenberg (Port Arthur, 1925 – Captiva, 2008), è figura chiave nei cambiamenti radicali che animano l’arte visiva americana dalla fine degli anni cinquanta, nel periodo di transizione dall’Espressionismo Astratto alla Pop Art. Nato in Texas e di sangue cherokee da par te di madre, Rauschenberg compie i suoi primi passi nel mondo dell’arte sfidando con audacia ogni presupposto. Dal primo soggiorno-studio a Parigi all’esperienza formativa di Black Mountain College sotto Joseph Albers, dal viaggio a Roma insieme a Cy Twombly al sodalizio con John Cage e Merce Cunningham fino al Leone d’oro alla Biennale di Venezia del 1964 che lo consacra come artista riconosciuto a livello internazionale, il suo percorso esce dai tracciati convenzionali e si colloca nel campo di una sperimentazione che infrange ogni regola, trasformando lo spazio bidimensionale del dipinto in un ricettacolo di materiali eterogenei.Ritagli di giornale, pezzi di stoffa, fotografie, objets trouvés, nulla è escluso dai combine paintings, creazioni ibride a metà strada fra pittura e scultura, che coniugano l’amore per l’oggetto di rifiuto, ereditato dal collage dadaista, con la pennellata astratto-informale.Calvin Tomkins ci offre uno straordinario spaccato della rivoluzione che ha visto l’arte uscire da musei e gallerie per proiettarsi al centro dello scenario sociale; ce ne presenta i protagonisti: gli esponenti della vecchia guardia Pollock e de Kooning, le nuove leve Jasper Johns, Frank Stella e Andy Warhol, affiancati da mercanti e galleristi quali Betty Parsons, Leo Castelli e la mecenate Peggy Guggenheim; documenta l’ascesa che ha portato ai vertici dell’arte e del successo l’artista che più di ogni altro, in questo contesto, ha mirato a un’arte cumulativa, l’incontenibile innovatore che disse di voler creare una situazione «in cui ci sia tanto spazio per l’osservatore quanto per l’artista».
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Robert Rauschenberg

Un ritratto

Calvin Tomkins

pagine: 304 pagine

Artista fra i più innovativi e influenti della sua generazione, Robert Rauschenberg (Port Arthur, 1925 – Captiva, 2008), è figura chiave nei cambiamenti radicali che animano l’arte visiva americana dalla fine degli anni cinquanta, nel periodo di transizione dall’Espressionismo Astratto alla Pop Art. Nato in Texas e di sangue cherokee da par

Biblioteche

Candida Höfer

pagine: 272 pagine

Le biblioteche sono luoghi spirituali: santuari del sapere, templi della saggezza, oasi di silenzio. Dalle splendide biblioteche monastiche barocche, agli archivi secolari delle più prestigiose università, dai più ricchi gabinetti dei principi illuminati fino alle architetture più funzionali e sobrie, tutte sono permeate da una sorta di sacral
de Kooning - L'uomo, l'artista
Nato a Rotterdam nel 1904 e trasferitosi negli Stati Uniti nel 1926, Willem de Kooning fu con Gorky, Pollock, Rothko e Kline, uno dei massimi pionieri dell’Espressionismo Astratto, che segnò il passaggio della scena artistica mondiale da Parigi a New York.Di quel gruppo di pittori, de Kooning fu il più longevo e prolifico, continuando a creare immagini di sorprendente audacia fino agli anni ottanta. Attivo in diversi generi pittorici – dalla figura, al nudo femminile, ai paesaggi raffigurati al limite dell’astrattismo totale – elaborò molti stili diversi, ognuno tenacemente personale e allo stesso tempo riflesso di importanti movimenti che hanno animato la cultura americana del Novecento.La storia di de Kooning, dal suo imbarco clandestino su una nave fino all’approdo alla celebrità, ricalca il più classico dei miti americani, quello dell’emigrante che attraversa l’oceano alla ricerca di una vita migliore, vivendo sulla propria pelle povertà, successo e fallimento.Mark Stevens e Annalyn Swann, con una ricerca decennale incentrata su centinaia di interviste e un corpus di lettere e documenti inediti, offrono la prima imponente biografia di questa complessa e romantica figura.De Kooning. L’uomo, l’artista è un ritratto vivo e ricco di dettagli che ricostruisce la vita del pittore, dagli anni difficili a Rotterdam – la miseria, la precarietà e i rapporti violenti con la famiglia; la formazione accademica; il primo impiego nell’arte decorativa – fino all’arrivo negli Stati Uniti, dove, negli anni della Depressione, lottò con caparbietà per imporsi come artista americano. Gli esordi negli Stati Uniti sono segnati dall’influenza di Gorky, anch’egli immigrato, che fu per de Kooning non solo un mentore ma il modello di riferimento grazie al quale scoprì di voler sacrificare tutto all’arte. Solo nel 1948 la prima personale alla Egan Gallery palesò il suo talento a critici come Rosenberg e Hess, che da quel momento fecero a gara per celebrarlo, riconoscendone il ruolo di guida carismatica della Scuola di New York, ai suoi albori sulla scena internazionale.Fra la fine degli anni quaranta e l’inizio dei cinquanta il suo matrimonio tumultuoso con Elaine Fried, a sua volta una figura celebre del mondo dell’arte, entrò in crisi. All’apice della fama, de Kooning si lasciò travolgere da un turbine autodistruttivo fino a diventare protagonista di un nuovo mito americano, quello dell’uomo divorato dal suo stesso successo: se di giorno dipingeva potenti astrazioni e provocatorie figure femminili, la notte viveva al Cedar Tavern o per strada come un barbone, fra eccessi di alcol, seduzioni spregiudicate o accese discussioni con gli amici Franz Kline e Frank O’Hara.Negli anni sessanta, prostrato dal febbrile mondo dell’arte e quasi distrutto dal successo, si ritirò a Springs, Long Island, dove si dedicò a una straordinaria serie di pastorali lussureggianti, seguite da un vasto corpo di lavori eterei ed evocativi. Fino alla fine, piegato dalla demenza senile, de Kooning rimase il pittore di sempre, quello che trascorreva le giornate davanti alla tela e che non esitava a distruggere le proprie creazioni pur di rinnovare uno stile in perenne movimento e fatto di continui distacchi. Perché come lui stesso dichiarava: «Bisogna cambiare per rimanere uguali».
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de Kooning

L'uomo, l'artista

Mark Stevens, Annalyn Swan

pagine: 856 pagine

Nato a Rotterdam nel 1904 e trasferitosi negli Stati Uniti nel 1926, Willem de Kooning fu con Gorky, Pollock, Rothko e Kline, uno dei massimi pionieri dell’Espressionismo Astratto, che segnò il passaggio della scena artistica mondiale da Parigi a New York.Di quel gruppo di pittori, de Kooning fu il più longevo e prolifico, continuando a creare
Un sogno fatto a Milano - Dialoghi con Orhan Pamuk intorno alla poetica del museo
Milano è città cara a Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura nel 2006 e autore nel 2008 del Museo dell’innocenza, romanzo concepito in assoluta simultaneità con l’omonimo museo di Istanbul, aperto al pubblico qualche anno dopo l’uscita del libro. In entrambi, realtà e finzione si intrecciano in un progetto che sfida le categorie e sollecita a interrogarsi non solo sulle relazioni tra scrittura e realtà e tra manufatto artistico e oggetto d’uso, ma sullo statuto stesso dell’opera d’arte e quello del suo contenitore, il museo. Centro focale della duplice impresa è il rapporto che si instaura tra parola, immagine e rappresentazione, intendendo per “immagine” tutto ciò che pertiene al visuale. La giovanile aspirazione di Pamuk a diventare artista – con disegni che non riproducevano la natura, gli oggetti e le strade ma le forme della sua mente – ha nutrito la raffinata sensibilità visiva dell’autore che permea l’intero romanzo, in cui la stessa Milano gioca un ruolo significativo. È in questa città che muore il protagonista Kemal, dopo aver visitato per l’ultima volta il Museo Bagatti Valsecchi, ed è sempre a Milano che nel gennaio del 2017 l’Accademia di Brera ha conferito a Pamuk il diploma honoris causa, dedicandogli un convegno i cui contenuti sono raccolti in questo volume. Insieme alla lectio magistralis di Pamuk, alla laudatio di Salvatore Settis e ai contributi di studiosi di diversi ambiti disciplinari intorno all’“operazione” Museo dell’innocenza, sono qui presentati alcuni testi dello scrittore turco sulla sua poetica museale, fra cui uno inedito scaturito proprio dai dialoghi delle giornate meneghine. L’importanza e l’attualità del pensiero di Pamuk, in relazione non solo alle più recenti concezioni museografiche e museologiche, ma anche alla ricerca di artisti contemporanei che concepiscono la collezione come forma d’arte, sono così fortemente ribadite: la sua opera di letterato-artista si fa espressione di una precisa volontà non di raccontare la “Storia”, ma di far rinascere “storie” all’interno di una visione che è utopistica e reale insieme.
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Un sogno fatto a Milano

Dialoghi con Orhan Pamuk intorno alla poetica del museo

pagine: 200 pagine

Milano è città cara a Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura nel 2006 e autore nel 2008 del Museo dell’innocenza, romanzo concepito in assoluta simultaneità con l’omonimo museo di Istanbul, aperto al pubblico qualche anno dopo l’uscita del libro. In entrambi, realtà e finzione si intrecciano in un progetto che sfida le categorie e s
Arte ri-programmata - Un manifesto aperto
Arte ri-programmata: un manifesto aperto è un progetto di ricerca-azione sul tema dell'introduzione in ambito artistico dei metodi e degli approcci di hardware e software open source e dell'open design, che si pone come obiettivo lo sviluppo di artefatti fisici e tecnologici le cui informazioni e specifiche d'implementazione sono rilasciate pubblicamente con licenze libere.Il progetto ha coinvolto un gruppo di artisti digitali e designer nel processo di ri-programmazione di alcune opere del Gruppo T, che rappresenta un punto di riferimento di quella sperimentazione artistica italiana definita Arte Programmata. Tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta, sono stati realizzati - in nome di un'arte riproducibile, partecipata e interattiva - prototipi basati sull'uso della tecnologia e di algoritmi, poi riprodotti come serie di artefatti in costante variazione."Ri-programmare" significa non solo ricostruire, capire di cosa e come le opere sono fatte, quali materiali sono stati utilizzati, quali algoritmi o stratagemmi impiegati per inserire il caso nel loro programma, ma anche qualcosa in più: farle rinascere aggiornandole da un punto di vista materiale e tecnologico. La scelta di partire da opere del Gruppo T trasformandole in artefatti nuovi e aperti, supportandone la riproducibilità, l'estensione e il completamento da parte di altre persone, rende omaggio a un'esperienza innovativa e fuori da ogni schema, collocata nel difficile territorio di confine tra arte e design.
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Arte ri-programmata

Un manifesto aperto

pagine: 190 pagine

Arte ri-programmata: un manifesto aperto è un progetto di ricerca-azione sul tema dell'introduzione in ambito artistico dei metodi e degli approcci di hardware e software open source e dell'open design, che si pone come obiettivo lo sviluppo di artefatti fisici e tecnologici le cui informazioni e specifiche d'implementazione sono rilasciate pubbli

L'importanza di essere individui e società

pagine: 59

Nel quarto volume della collana il punto Miart Federica Sala conversa con l’architetto e designer Michele De Lucchi che svela la propria concezione di atto creativo inteso come fonte di produzione e vita, base della ricerca di libertà d'espressione individuale. De Lucchi illustra per l’occasione il suo percorso interdisciplinare con schizzi da
Brera in contemporaneo - Fabro Garutti Kounellis Paolini
L’arte è sempre contemporanea. Da questo principio e dalla rinsaldata collaborazione tra la Pinacoteca e l’Accademia di Belle Arti nasce la mostra “Brera in contemporaneo. Fabro Garutti Kounellis Paolini”, nel segno di quattro grandi artisti che in modi diversi hanno legato il proprio nome a Brera. Un’esposizione votata alla presenza attiva dell’arte contemporanea in un museo storico qual è la Pinacoteca è nello spirito di una tradizione che vede da sempre nell’intero Palazzo di Brera un laboratorio aperto al nuovo, e allo stesso tempo aggiorna il messaggio rivoluzionario di eventi come il “Processo per il museo”, nella breve stagione degli anni settanta di Franco Russoli, spronando a viverlo come uno spazio dinamico e un luogo di continua rinascita delle arti. Per Luciano Fabro vengono riproposti Groma per Spinoza, Io (L’uovo) e Modi di mettere le lenzuola, mentre Alberto Garutti, Jannis Kounellis e Giulio Paolini hanno concepito appositamente le loro installazioni per gli spazi della Pinacoteca, dalle grandi sale napoleoniche alla cappella di San Giuseppe, a diretto contatto e “in simultanea” con i capolavori di Raffaello, Bernardino Luini, Bramantino e Caravaggio. Nella compresenza di opere di epoche differenti l’allestimento ritrova e rinnova il senso della pratica espositiva e il ruolo che l’intero Palazzo di Brera vuole riacquistare: essere un luogo di ascolto, di sorpresa, di ricerca personale e interiore, capace di farsi continuamente contemporaneo.
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Brera in contemporaneo

Fabro Garutti Kounellis Paolini

pagine: 264

L’arte è sempre contemporanea. Da questo principio e dalla rinsaldata collaborazione tra la Pinacoteca e l’Accademia di Belle Arti nasce la mostra “Brera in contemporaneo. Fabro Garutti Kounellis Paolini”, nel segno di quattro grandi artisti che in modi diversi hanno legato il proprio nome a Brera. Un’esposizione votata alla presenza att
Talenti e leggende - Il Palazzo di Brera si racconta
Un solo luogo, tre progetti: il Palazzo di Brera si racconta, svelando la propria anima nelle sue diverse inclinazioni. In “Accademia aperta” protagonisti sono studenti e professori che aprono per la prima volta le aule delle dieci scuole dell’Accademia, offrendo ai visitatori l’inedita possibilità di osservare da vicino le attività quotidiane di studio e di  laboratorio. Con “Ai confini del quadro. Brera anni sessanta-settanta” entrano in scena le figure storiche di un’epoca irripetibile che ha reso celebri in tutto il mondo Brera e il suo quartiere, quando il “fare arte” si sviluppava in un continuo scambio, dentro e fuori le mura del palazzo. Con “Bagnoli, Curran, Lim, Pistoletto, Richter. Installazioni nel Palazzo di Brera”, si entra nella contemporaneità e l’intero edificio vive grazie alla sua secolare e naturale predisposizione a far dialogare e interagire con il nuovo i propri storici spazi – Accademia, Biblioteca Braidense, Orto Botanico, Osservatorio Astronomico e Pinacoteca –, alla ricerca di inedite consonanze e possibili intrecci. Passato, presente e futuro sono quindi le direttrici attorno a cui si articola e si rinnova costantemente la vocazione originaria di “palazzo enciclopedico”, capace di accogliere al suo interno il proprio patrimonio e di metterlo a contatto con il mondo contemporaneo, innescando un processo di valorizzazione che coinvolge le leggende di ieri e i talenti di oggi e di domani.   In copertina: Foto Cosmo Laera
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Talenti e leggende

Il Palazzo di Brera si racconta

pagine: 140

Un solo luogo, tre progetti: il Palazzo di Brera si racconta, svelando la propria anima nelle sue diverse inclinazioni. In “Accademia aperta” protagonisti sono studenti e professori che aprono per la prima volta le aule delle dieci scuole dell’Accademia, offrendo ai visitatori l’inedita possibilità di osservare da vicino le attività quoti

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