fbevnts Tutti i libri di di Johan & Levi Editore | Pagina 19
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Catalogo

Brera in contemporaneo - Fabro Garutti Kounellis Paolini
L’arte è sempre contemporanea. Da questo principio e dalla rinsaldata collaborazione tra la Pinacoteca e l’Accademia di Belle Arti nasce la mostra “Brera in contemporaneo. Fabro Garutti Kounellis Paolini”, nel segno di quattro grandi artisti che in modi diversi hanno legato il proprio nome a Brera. Un’esposizione votata alla presenza attiva dell’arte contemporanea in un museo storico qual è la Pinacoteca è nello spirito di una tradizione che vede da sempre nell’intero Palazzo di Brera un laboratorio aperto al nuovo, e allo stesso tempo aggiorna il messaggio rivoluzionario di eventi come il “Processo per il museo”, nella breve stagione degli anni settanta di Franco Russoli, spronando a viverlo come uno spazio dinamico e un luogo di continua rinascita delle arti. Per Luciano Fabro vengono riproposti Groma per Spinoza, Io (L’uovo) e Modi di mettere le lenzuola, mentre Alberto Garutti, Jannis Kounellis e Giulio Paolini hanno concepito appositamente le loro installazioni per gli spazi della Pinacoteca, dalle grandi sale napoleoniche alla cappella di San Giuseppe, a diretto contatto e “in simultanea” con i capolavori di Raffaello, Bernardino Luini, Bramantino e Caravaggio. Nella compresenza di opere di epoche differenti l’allestimento ritrova e rinnova il senso della pratica espositiva e il ruolo che l’intero Palazzo di Brera vuole riacquistare: essere un luogo di ascolto, di sorpresa, di ricerca personale e interiore, capace di farsi continuamente contemporaneo.
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Brera in contemporaneo

Fabro Garutti Kounellis Paolini

pagine: 264

L’arte è sempre contemporanea. Da questo principio e dalla rinsaldata collaborazione tra la Pinacoteca e l’Accademia di Belle Arti nasce la mostra “Brera in contemporaneo. Fabro Garutti Kounellis Paolini”, nel segno di quattro grandi artisti che in modi diversi hanno legato il proprio nome a Brera. Un’esposizione votata alla presenza att
Talenti e leggende - Il Palazzo di Brera si racconta
Un solo luogo, tre progetti: il Palazzo di Brera si racconta, svelando la propria anima nelle sue diverse inclinazioni. In “Accademia aperta” protagonisti sono studenti e professori che aprono per la prima volta le aule delle dieci scuole dell’Accademia, offrendo ai visitatori l’inedita possibilità di osservare da vicino le attività quotidiane di studio e di  laboratorio. Con “Ai confini del quadro. Brera anni sessanta-settanta” entrano in scena le figure storiche di un’epoca irripetibile che ha reso celebri in tutto il mondo Brera e il suo quartiere, quando il “fare arte” si sviluppava in un continuo scambio, dentro e fuori le mura del palazzo. Con “Bagnoli, Curran, Lim, Pistoletto, Richter. Installazioni nel Palazzo di Brera”, si entra nella contemporaneità e l’intero edificio vive grazie alla sua secolare e naturale predisposizione a far dialogare e interagire con il nuovo i propri storici spazi – Accademia, Biblioteca Braidense, Orto Botanico, Osservatorio Astronomico e Pinacoteca –, alla ricerca di inedite consonanze e possibili intrecci. Passato, presente e futuro sono quindi le direttrici attorno a cui si articola e si rinnova costantemente la vocazione originaria di “palazzo enciclopedico”, capace di accogliere al suo interno il proprio patrimonio e di metterlo a contatto con il mondo contemporaneo, innescando un processo di valorizzazione che coinvolge le leggende di ieri e i talenti di oggi e di domani.   In copertina: Foto Cosmo Laera
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Talenti e leggende

Il Palazzo di Brera si racconta

pagine: 140

Un solo luogo, tre progetti: il Palazzo di Brera si racconta, svelando la propria anima nelle sue diverse inclinazioni. In “Accademia aperta” protagonisti sono studenti e professori che aprono per la prima volta le aule delle dieci scuole dell’Accademia, offrendo ai visitatori l’inedita possibilità di osservare da vicino le attività quoti
Il MAXXI a raggi X - Indagine sulla gestione privata di un museo pubblico
Aperto nel maggio 2010 con grande successo di pubblico e commissariato nel maggio 2012 per squilibri di bilancio, il MAXXI è attualmente in fase di laborioso rilancio con un diverso consiglio di amministrazione. Sul difficile decollo di questa nuova istituzione museale pesano ambiziosità progettuali, carenze manageriali e risorse finanziarie altalenanti. Frutto di scelte politiche prive di una puntuale analisi di costi e benefici per la collettività, e caratterizzato dall’anomala condizione di museo statale affidato in gestione a una fondazione di diritto privato, il MAXXI è nato senza una chiara e convincente giustificazione culturale rispetto ad alternative di maggiore utilità sociale.Il pamphlet di Alessandro Monti ricostruisce i risvolti politico-burocratici di una creazione “a tavolino” e gli aspetti controversi della gestione operativa che ha dovuto misurarsi con un contesto caratterizzato da un eccesso di offerta di spazi museali ed espositivi e dall’inadeguatezza del suo contenitore: progettato infatti dal celebre architetto iracheno Zaha Hadid e costato complessivamente all’erario oltre centottanta milioni di euro, l’imponente edificio di cemento si è rivelato più scenografico che funzionale.Questa trattazione approfondita dei nodi cruciali e dei punti deboli si conclude con una serie di indicazioni propositive volte a superare le attuali criticità e migliorare le future performance, ripensando le priorità strategiche e programmatiche della Fondazione a livello organizzativo, operativo e relazionale. L’obiettivo è quello di mettere in evidenza i possibili vantaggi di una maggiore trasparenza e un maggiore coinvolgimento del personale nella gestione, oltre che la necessità di selezionare di più l’offerta culturale, una selezione che valorizzi soprattutto le collezioni permanenti e finalmente faccia del MAXXI un punto di riferimento a livello nazionale.
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Il MAXXI a raggi X

Indagine sulla gestione privata di un museo pubblico

Alessandro Monti

pagine: 96 pagine

Aperto nel maggio 2010 con grande successo di pubblico e commissariato nel maggio 2012 per squilibri di bilancio, il MAXXI è attualmente in fase di laborioso rilancio con un diverso consiglio di amministrazione. Sul difficile decollo di questa nuova istituzione museale pesano ambiziosità progettuali, carenze manageriali e risorse finanziarie alta

Copie originali

Iperrealismi tra pittura e cinema

Rinaldo Censi

pagine: 76 pagine

Nella sua accezione più comune l’iperrealismo è una corrente pittorica che rappresenta la realtà partendo da un’immagine fotografica, ingrandita il più possibile, riportandola come disegno e cercando di essere più fedeli della normale percezione; tuttavia, la pratica ha avuto vari sviluppi e a tutt’oggi non vi è una definizione univoca
Elogio di "Funny Guy" Picabia, inventore della Pop Art
Elogio di “Funny Guy” Picabia, inventore della Pop Art prende spunto dal ritrovamento postumo di un corpus di dodici disegni di Francis Picabia risalenti al 1923 realizzati a inchiostro su carta per illustrare le copertine della rivista Littérature, fondata e diretta da André Breton. Per questi disegni, rimasti inediti, Picabia si appropria delle immagini pubblicitarie di una rivista o della brochure di un grande magazzino, le copia e fornisce nome e prezzo esatto di vendita di ciascun articolo. Semplice materiale pubblicitario su cui Picabia appone le proprie iniziali, per ironizzare forse sulla sua scarsa capacità di vendersi e forse anche per sdrammatizzare l’insuccesso della sua mostra alla galleria Dalmau di Barcellona, di cui Breton fu testimone. Essi rappresentano una svolta stilistica e tematica rispetto ai progetti realizzati fino a quel momento dall’artista. Picabia usa per la prima volta una strategia commerciale come strategia di sovversione artistica; eleva cioè la volgare propaganda commerciale a opera d’arte. Così facendo inventa la Pop Art e diventa precursore di Warhol, Lichtenstein e Rosenquist. In questo testo Lebel ricostruisce il contesto e le circostanze in cui furono realizzati i disegni. Gli anni 1922-23 sono quelli dell’implosione del movimento Dada e del suo slittamento nel Surrealismo, dell’esperienza della rivista Littérature (terreno di confronto e scontro per gli artisti e scrittori coinvolti), dell’amicizia e collaborazione tra Picabia e Breton, di un viaggio in macchina per Barcellona in occasione della mostra alla galleria Dalmau, preceduta da una conferenza all’Ateneu barcelonés.Non è un testo per specialisti e pur trattando una parte molto specifica e poco conosciuta della produzione debordante e caleidoscopica di Picabia, l’autore riesce a introdurre anche un lettore generico all’universo di questo artista e al contesto in cui operò. Lebel non è un detrattore della Pop Art americana: Warhol e gli altri artisti pop non avevano mai visto i disegni di Picabia che all’epoca non erano ancora stati ritrovati. Il testo quindi non vuole in nessun modo insinuare che gli americani abbiano “rubato” l’idea a Picabia.Corredano il testo una lettera inedita di Picabia a Breton, data 1923, e un disegno dello stesso anno, sempre inedito, che accompagnava la lettera.  
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Elogio di "Funny Guy" Picabia, inventore della Pop Art

Jean-Jacques Lebel

pagine: 52 pagine

Elogio di “Funny Guy” Picabia, inventore della Pop Art prende spunto dal ritrovamento postumo di un corpus di dodici disegni di Francis Picabia risalenti al 1923 realizzati a inchiostro su carta per illustrare le copertine della rivista Littérature, fondata e diretta da André Breton. Per questi disegni, rimasti inediti, Picabia si appropria d
Macchina e stella - Tre studi su arte, storia dell'arte e clandestinità: Duchamp, Johns, Boetti
A partire dagli emblemi lasciati in eredità da Duchamp alla seconda metà del Novecento, la macchina e la stella, tre minisaggi focalizzati sul tema dell’ispirazione e delle sue intermittenze, un punto cruciale per la tradizione modernista spesso trascurato dagli studiosi. Michele Dantini cerca di gettare nuova luce sulla metafora dell’artista come “macchina”, sul venir meno con i primi readymade (1913 circa) del processo creativo come ordinata routine professionale che aveva tradizionalmente caratterizzato la trasposizione dell’”idea” in immagine. Una svolta per certi versi liberatoria, ma anche foriera di implicazioni allarmanti, sperimentate in tutta la loro urgenza dalla generazione “informale”: come proteggersi dalle discontinuità dell’”ispirazione”, come conferire durata al tempo interiore, se tutto si risolve nell’irripetibile eccezionalità dell’attimo? Spaziando dai movimenti americani degli anni cinquanta fino alle esperienze concettuali e poveriste, ma concentrando la sua trattazione in tre tappe fondamentali – le “opere-mostro” di Duchamp, per l’appunto; le bandiere e i dispositivi rotanti di Johns; i disegni e i ricami di Boetti –, Michele Dantini analizza passo dopo passo la “reinvenzione” del mestiere di artista: la curiosa adozione di readymade per restituire plausibilità e vigore alle tecniche tradizionali, la dilatazione indefinita dei tempi di esecuzione; la pratica dell’arte della ripetizione e la creazione di appaganti routine (serie, cataloghi o enciclopedie) grazie a procedimenti “automatici”, impersonali e addirittura delegabili. Al “miserabile spettatore” e alla sua acutezza il compito di cogliere nelle opere una continuità nella transizione, di ricostruire le metafore soggiacenti e “interpretare una routine rivelatasi improvvisamente sgombra di tecniche e riferimenti riconoscibili”.
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Macchina e stella

Tre studi su arte, storia dell'arte e clandestinità: Duchamp, Johns, Boetti

Michele Dantini

pagine: 96 pagine

A partire dagli emblemi lasciati in eredità da Duchamp alla seconda metà del Novecento, la macchina e la stella, tre minisaggi focalizzati sul tema dell’ispirazione e delle sue intermittenze, un punto cruciale per la tradizione modernista spesso trascurato dagli studiosi. Michele Dantini cerca di gettare nuova luce sulla metafora dell’artista

Di tutto un pop

Un percorso fra arte e scrittura nell'opera di Mike Kelley

Marco Enrico Giacomelli

pagine: 72 pagine

Noto principalmente come artista visivo, Mike Kelley è stato in realtà una figura poliedrica e incontenibile. Oltre a utilizzare i mezzi espressivi più diversi – dal disegno al video, dalla performance all’installazione – egli ha spesso superato i tradizionali confini dell’opera inglobando la scrittura nel processo creativo, per poi giun
She - La figura femminile nel lavoro di Adrian Paci
Con le sue opere, Adrian Paci costruisce racconti per immagini che fondono l’unicità dell’esperienza quotidiana con la storia della pittura, del cinema e della letteratura. Il suo lavoro è una riflessione su temi come la perdita, il movimento delle persone nello spazio, l’abbandono della propria terra e la ricerca di un altrove umano e geografico. Paci utilizza la fotografia, la scultura e il video servendosi di tecniche e materiali diversi, raggiungendo così una notevole libertà di espressione e stile. Sullo sfondo di queste narrazioni è spesso inserita o semplicemente evocata, la presenza di una o più figure femminili che paiono essere meno protagoniste della scena e più depositarie di un mistero che l’artista non svela. Ma qual è il ruolo della figura femminile in quest’affascinante epos visiva? SHE nasce dal desiderio di approfondire questo aspetto della ricerca di Paci attraverso l’analisi di alcune opere scelte in relazione al tema. Il libro, arricchito da un inedito e originale intervento dell’artista, è il risultato del confronto tra Paci e Paola Nicolin, occasione per ragionare sulla presenza, visibile o invisibile, della figura femminile che dà consistenza umana alla narrazione: alla donna è spesso affidato il compito di essere la depositaria della memoria, delle tradizioni, di essere il perno attorno al quale ruota l’intreccio degli episodi umani che concorrono alla costruzione di un’identità inesorabilmente in transito, l’alternanza tra crisi, alienazione, abbandoni e ritorni cui è sottoposta la vita di tutti noi.
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She

La figura femminile nel lavoro di Adrian Paci

Paola Nicolin

pagine: 86

Con le sue opere, Adrian Paci costruisce racconti per immagini che fondono l’unicità dell’esperienza quotidiana con la storia della pittura, del cinema e della letteratura. Il suo lavoro è una riflessione su temi come la perdita, il movimento delle persone nello spazio, l’abbandono della propria terra e la ricerca di un altrove umano e geog

L'insieme vuoto

Per una pragmatica dell'immagine

Federico Ferrari

pagine: 72 pagine

Che cos’è un’immagine? Perché le immagini hanno assunto un’importanza così grande nelle nostre vite? Cosa significa avere uno sguardo? Federico Ferrari riflette sulla società delle immagini e sul rapporto ritmico tra immagine e parola, ritmo che forgia il nostro orizzonte, concentrandosi sull’uso delle immagini e sul mondo che esse crea

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