- Chi siamo
-
Catalogo
Catalogo
-
Collane
Percorsi
Scopri tutti i libri
-
- Autori
- News & Eventi
- Contatti
- Buoni regalo
Ottobre 1937. A suggello di un fruttuoso colloquio alla Casa Bianca, il presidente Roosevelt rivolge a Vittorio Mussolini l’auspicio di incontrare presto suo padre Benito. «One day we must meet»: sono parole incoraggianti per chi, come il figlio del duce, è inebriato dallo scintillante american way of life ed è lì a rappresentare lo spirito più giovanile e modernista del fascismo. Il “grande paese” è in quegli anni sempre più spesso interlocutore privilegiato, al centro delle fitte trame della cosiddetta “diplomazia parallela”. L’arte e l’architettura moderne sono impiegate dal governo fascista come ambasciatrici culturali, in modo pervasivo e tenace, per confezionare miti in grado di sedurre le masse e accattivarsi le simpatie dell’opinione pubblica. Una prassi, questa, che genera occasioni e spazi concreti: da un lato gli imponenti padiglioni nazionali, come quello dell’iconica esposizione internazionale di Chicago del 1933, dall’altro le grandiose mostre dei contemporanei – Casorati, Sironi, Levi, Carrà e de Chirico, tra gli altri – accanto ai celebrati old masters, le cui opere intraprendono avventurose traversate transatlantiche grazie anche all’intraprendenza di personaggi come Dario Sabatello, Mimì Pecci Blunt e Giulio Carlo Argan.
Con una felice insistenza sulla ricostruzione dei luoghi e del vivace clima culturale dell’epoca e attingendo a centinaia di documenti d’archivio inediti, Sergio Cortesini ripercorre la parabola dell’arte moderna italiana in America tra il 1933 e il 1941. Dai successi iniziali si assiste così al progressivo deteriorarsi delle relazioni politiche fino al loro definitivo e tragico tramonto, segnato dall’ingresso in guerra dell’Italia. È la fine di tutte le illusioni di grandezza: i padiglioni vengono demoliti e le opere d’arte rinchiuse nei depositi. Per coloro che hanno creduto sinceramente in un italianismo declinabile nelle forme dell’estetica moderna e in una rinnovata potenza comunicativa dell’arte nazionale, la frase di Roosevelt è rimasta una profezia lost in translation.
1. Comunicare agli americani. Promozione culturale e propaganda politica
2. L’Italia a Chicago
3. L’Italia a New York
4. L’arte contemporanea italiana dalla California a New York (1935-1936)
5. La Cometa nei cieli d’America (1937-1938)
6. L’Italia all’esposizione internazionale del Golden Gate (1939-1940)
7. Un tour per i grandi maestri, progetti per i contemporanei
8. L’Italia alla fiera mondiale di New York del 1939
9. Sic transit gloria
Un libro da leggere !
Bel libro molto interessante .uno spaccato del mondo dell'arte e dell'archittetura tra Italia e USA nel periodo 1933 al 1941 .
In pieno regime fascista.
Il titolo scaturisce dalla frase che Roosevelt disse al figlio di Mussolini con l'auspicio di incontrare il padre.
Fonte Amazon
Una ricostruzione affascinante.
Un volume fondamentale, in grado di mostrare come l'arte e l'architettura possano essere usate a scopo di propaganda per favorire interessi politici, con esiti a volte imprevisti. Una lettura interessante, anche per i non addetti ai lavori.
Fonte Amazon