ONE DAY WE MUST MEET A GENOVA | 25.02 - ORE 15
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ONE DAY WE MUST MEET A GENOVA | 25.02 - ORE 15

25 feb 2020
ONE DAY WE MUST MEET A GENOVA | 25.02 - ORE 15

Ospite dell'Università degli Studi di Genova, Sergio Cortesini terrà un seminario sulla parabola dell'arte e dell'architettura italiane in America tra il 1933 e il 1941, a partire dal suo saggio One day we must meet.

Il seminario, che si terrà nell'ambito del Dottorato in Studio e valorizzazione del patrimonio storico, artistico-architettonico e ambientale dell'Università degli Studi di Genova, vedrà la partecipazione dello storico Francesco Cassata e della storica dell'arte Paola Valenti.

Prendendo in esame l'arco temporale compreso tra l'inizio della presidenza di Franklin Delano Roosevelt e l'ingresso degli Stati Uniti nel secondo conflitto mondiale, si esamineranno i grandi eventi – mostre, fiere ed esposizioni internazionali – che hanno visto l’Italia in prima linea al fine di mitigare l’immagine bellicosa del regime fascista agli occhi della nazione americana. 

 

Martedì 25 febbraio - ore 15.00

Università degli Studi di Genova, Aula Magna

Via Balbi 2, Genova

Ingresso libero

Per info: www.dafist.unige.it

One day we must meet - Le sfide dell’arte e dell’architettura italiane in America (1933-1941)
Ottobre 1937. A suggello di un fruttuoso colloquio alla Casa Bianca, il presidente Roosevelt rivolge a Vittorio Mussolini l’auspicio di incontrare presto suo padre Benito. «One day we must meet»: sono parole incoraggianti per chi, come il figlio del duce, è inebriato dallo scintillante american way of life ed è lì a rappresentare lo spirito più giovanile e modernista del fascismo. Il “grande paese” è in quegli anni sempre più spesso interlocutore privilegiato, al centro delle fitte trame della cosiddetta “diplomazia parallela”. L’arte e l’architettura moderne sono impiegate dal governo fascista come ambasciatrici culturali, in modo pervasivo e tenace, per confezionare miti in grado di sedurre le masse e accattivarsi le simpatie dell’opinione pubblica. Una prassi, questa, che genera occasioni e spazi concreti: da un lato gli imponenti padiglioni nazionali, come quello dell’iconica esposizione internazionale di Chicago del 1933, dall’altro le grandiose mostre dei contemporanei – Casorati, Sironi, Levi, Carrà e de Chirico, tra gli altri – accanto ai celebrati old masters, le cui opere intraprendono avventurose traversate transatlantiche grazie anche all’intraprendenza di personaggi come Dario Sabatello, Mimì Pecci Blunt e Giulio Carlo Argan.Con una felice insistenza sulla ricostruzione dei luoghi e del vivace clima culturale dell’epoca e attingendo a centinaia di documenti d’archivio inediti, Sergio Cortesini ripercorre la parabola dell’arte moderna italiana in America tra il 1933 e il 1941. Dai successi iniziali si assiste così al progressivo deteriorarsi delle relazioni politiche fino al loro definitivo e tragico tramonto, segnato dall’ingresso in guerra dell’Italia. È la fine di tutte le illusioni di grandezza: i padiglioni vengono demoliti e le opere d’arte rinchiuse nei depositi. Per coloro che hanno creduto sinceramente in un italianismo declinabile nelle forme dell’estetica moderna e in una rinnovata potenza comunicativa dell’arte nazionale, la frase di Roosevelt è rimasta una profezia lost in translation.
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One day we must meet

Le sfide dell’arte e dell’architettura italiane in America (1933-1941)

Sergio Cortesini

pagine: 325 pagine

Ottobre 1937. A suggello di un fruttuoso colloquio alla Casa Bianca, il presidente Roosevelt rivolge a Vittorio Mussolini l’auspicio di incontrare presto suo padre Benito. «One day we must meet»: sono parole incoraggianti per chi, come il figlio del duce, è inebriato dallo scintillante american way of life ed è lì a rappresentare lo spirito
28,00

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