ONE DAY WE MUST MEET A MILANO | 20.02 - ORE 18
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ONE DAY WE MUST MEET A MILANO | 20.02 - ORE 18

20 feb 2019
ONE DAY WE MUST MEET A MILANO | 20.02 - ORE 18

Johan & Levi con il Museo del Novecento invita alla presentazione del libro di Sergio Cortesini One day we must meet. Le sfide dell’arte e dell’architettura italiane in America (1933-1941), dedicato alle mostre, alle fiere e alle grandi esposizioni internazionali che hanno visto l'Italia in prima linea nel periodo interbellico. Con Sergio Cortesini dialogano Danka Giacon e Daniela Ferrari. Modera Roberto Dulio.

 

Prendendo in esame l'arco temporale compreso tra l'inizio della presidenza di Franklin Delano Roosevelt e l'ingresso degli Stati Uniti nel secondo conflitto mondiale, Sergio Cortesini ripercorre la parabola della cultura italiana in America e ci fa rivivere il clima di un'epoca, segnata dalla sfavillante industria cinematografica hollywoodiana, dai cantieri che ridisegnano il volto di metropoli in continua espansione, dall’avanzamento tecnologico con le sue infrastrutture simili a ginnasti giganti, dall'alto tenore di vita simboleggiato dal fiume di automobili lungo Park Avenue.

Animati da una vocazione modernista, gli intellettuali italiani di quegli anni, fascisti o apolitici che fossero, incoraggiano scambi sempre più intensi con gli Stati Uniti, intuendo l'opportunità che tra il mito dell'America come civiltà agli albori e quello del fascismo come ringiovanimento spirituale della nazione potesse crearsi una sorta di comunanza etica, basata sui valori di dinamismo, attivismo, volontà di conquista e ascesa, culto della giovinezza.

Pur in mancanza di un vero e proprio programma di diplomazia legato all'arte, Mussolini ne incoraggia implicitamente l'uso con l'obiettivo di guadagnarsi le simpatie e il consenso degli americani, ben consapevole di poter contare su gran parte delle comunità di emigrati italiani come gruppi di opinione e pressione politica. Figura popolare già dal 1925, quando Margherita Sarfatti aveva dato alle stampe il best seller The Life of Benito Mussolini, il Mussolini di cui l'America si invaghisce è un misto di qualità tipiche dell'eroe americano e di stereotipi associati al carattere latino: il redentore della nazione, il patriota, il self-made man, l'atleta, il Rodolfo Valentino in camicia nera, capace di liberare gli italiani dalla stagnazione del loro destino. Tanto che il presidente Roosevelt, a margine di un fruttuoso colloquio alla Casa Bianca nell'ottobre del 1937, rivolge a Vittorio Mussolini l'auspicio di incontrare presto il padre Benito: «One day we must meet».

Ma la storia è andata diversamente, e con la dichiarazione di guerra le ambizioni propagandistiche del regime sono rimaste frustrate. I padiglioni vengono demoliti e le opere d'arte rinchiuse nei depositi: né le grandiose mostre dei contemporanei né il clamoroso successo del tour dedicato ai grandi maestri sono stati abbastanza per colmare il profondo divario per filosofie politiche, ragioni storiche e schieramenti diplomatici che separa Stati Uniti e Italia.

 

Mercoledì 20 febbraio | ore 18.00

Museo del Novecento, Sala Conferenze

Piazza Duomo 8 – Milano

Info tel. 02 8844 4061

Ingresso libero fino a esaurimento posti

One day we must meet - Le sfide dell’arte e dell’architettura italiane in America (1933-1941)
Ottobre 1937. A suggello di un fruttuoso colloquio alla Casa Bianca, il presidente Roosevelt rivolge a Vittorio Mussolini l’auspicio di incontrare presto suo padre Benito. «One day we must meet»: sono parole incoraggianti per chi, come il figlio del duce, è inebriato dallo scintillante american way of life ed è lì a rappresentare lo spirito più giovanile e modernista del fascismo. Il “grande paese” è in quegli anni sempre più spesso interlocutore privilegiato, al centro delle fitte trame della cosiddetta “diplomazia parallela”. L’arte e l’architettura moderne sono impiegate dal governo fascista come ambasciatrici culturali, in modo pervasivo e tenace, per confezionare miti in grado di sedurre le masse e accattivarsi le simpatie dell’opinione pubblica. Una prassi, questa, che genera occasioni e spazi concreti: da un lato gli imponenti padiglioni nazionali, come quello dell’iconica esposizione internazionale di Chicago del 1933, dall’altro le grandiose mostre dei contemporanei – Casorati, Sironi, Levi, Carrà e de Chirico, tra gli altri – accanto ai celebrati old masters, le cui opere intraprendono avventurose traversate transatlantiche grazie anche all’intraprendenza di personaggi come Dario Sabatello, Mimì Pecci Blunt e Giulio Carlo Argan.Con una felice insistenza sulla ricostruzione dei luoghi e del vivace clima culturale dell’epoca e attingendo a centinaia di documenti d’archivio inediti, Sergio Cortesini ripercorre la parabola dell’arte moderna italiana in America tra il 1933 e il 1941. Dai successi iniziali si assiste così al progressivo deteriorarsi delle relazioni politiche fino al loro definitivo e tragico tramonto, segnato dall’ingresso in guerra dell’Italia. È la fine di tutte le illusioni di grandezza: i padiglioni vengono demoliti e le opere d’arte rinchiuse nei depositi. Per coloro che hanno creduto sinceramente in un italianismo declinabile nelle forme dell’estetica moderna e in una rinnovata potenza comunicativa dell’arte nazionale, la frase di Roosevelt è rimasta una profezia lost in translation.
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One day we must meet

Le sfide dell’arte e dell’architettura italiane in America (1933-1941)

Sergio Cortesini

pagine: 325 pagine

Ottobre 1937. A suggello di un fruttuoso colloquio alla Casa Bianca, il presidente Roosevelt rivolge a Vittorio Mussolini l’auspicio di incontrare presto suo padre Benito. «One day we must meet»: sono parole incoraggianti per chi, come il figlio del duce, è inebriato dallo scintillante american way of life ed è lì a rappresentare lo spirito
28,00

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