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Molto più di una semplice autobiografia, questo libro è un’improvvisazione jazz in cui si amalgamano memorie personali e idee per una società migliore. Raccoglie progetti, disegni e fotografie, collaborazioni e dispute. L’autore vi esprime la sua passione per le grandi città e gli spazi pubblici, il suo amore per la famiglia e gli amici, la sua fiducia nell’istruzione e nella cittadinanza attiva. In qualunque modo lo si voglia leggere, farà comprendere come l’architettura sia uno strumento fondamentale per far fronte alle due grandi sfide della nostra epoca: le disuguaglianze sociali e il cambiamento climatico.
Nato a Firenze nel 1933 fra gli arredi modernisti del cugino Ernesto Nathan Rogers e una vista sulla cupola del Brunelleschi, Richard Rogers intuisce presto che la buona architettura deve riflettere i mutamenti della tecnologia e lo spirito della propria epoca. Così, terminati gli studi a Yale – dove incontra il futuro socio Norman Foster – s’imbarca in un road trip alla ricerca di idee e soluzioni progettuali innovative: le tinte forti della California e del Messico, le strutture aperte dell’architettura industriale, la leggerezza e il gioco di trasparenze delle Case Study Houses sono una grande fonte di ispirazione ed entrano per sempre in quel vocabolario visivo che porta con sé tornando a Londra. Parkside – la casa costruita per i suoi genitori a Wimbledon fra il 1968 e il 1969 – è il primo frutto dell’esperienza americana e contiene in nuce tutto il suo ethos architettonico: l’uso audace del colore e di elementi prefabbricati ecosostenibili, il valore della trasparenza e della flessibilità. È il prototipo di un edificio che si presta a molteplici cambiamenti d’uso, incarnando il noto diktat “lunga durata, ampia adattabilità, bassa energia”. È anche l’ultimo progetto di edilizia familiare prima di essere inghiottito – insieme a Renzo Piano – nel vortice del concorso per un importante edificio pubblico nel bel mezzo di Parigi.
Oggi, a più di quarant’anni dal diluvio di critiche che ne accompagnò la costruzione e l’apertura, il Centre Pompidou continua a essere un’icona indiscussa della modernità e uno dei cuori pulsanti della vita cittadina, a dimostrare che l’architettura ha il potere di modellare le nostre vite: quella buona umanizza e civilizza, quella cattiva brutalizza.
Introduzione
1. Prime influenze
2. Lo choc del nuovo
3. Il linguaggio dell’architettura
4. Il Centre Georges Pompidou
5. Professione e politica
6. Costruire nella City
7. Umanizzare le istituzioni
8. Una vita a strati
9. Spazi pubblici
10. Cittadinanza e città compatta
11. La società giusta
Postfazione. Riflessioni sul futuro
In questo libro ho trovato le informazioni che cercavo sul Palais de Justice di Bordeaux. Oltre a queste sono esposte numerose relazioni sui progetti della carriera prolifica di Rogers. Non mancano poi educative affermazioni sulla vita di un architetto che ha progettato, coadiuvato da numerosi collaboratori , edifici di rilevanza mondiale.
Fonte IBS
Attraverso il racconto della sua lunga vita professionale Rogers accompagna per mano il lettore in un viaggio che ripercorre l'architettura della seconda metà del 900; in maniera efficace e suggestiva Rogers ci spiega la sua idea di architettura che prova ad interpretare nel profondo le esigenze della comunità e che vede dunque l'architetto non come un professionista al servizio del committente, sia esso pubblico che privato, ma come uno strumento per trasformare la città, cercando di renderla più giusta, più vivibile ed efficiente e più resiliente.
Fonte IBS
In questo libro ho trovato le informazioni che cercavo sul Palais de Justice di Bordeaux. Oltre a queste sono esposte numerose relazioni sui progetti della carriera prolifica di Rogers. Non mancano poi educative affermazioni sulla vita di un architetto che ha progettato, coadiuvato da numerosi collaboratori , edifici di rilevanza mondiale.
Attraverso il racconto della sua lunga vita professionale Rogers accompagna per mano il lettore in un viaggio che ripercorre l'architettura della seconda metà del 900; in maniera efficace e suggestiva Rogers ci spiega la sua idea di architettura che prova ad interpretare nel profondo le esigenze della comunità e che vede dunque l'architetto non come un professionista al servizio del committente, sia esso pubblico che privato, ma come uno strumento per trasformare la città, cercando di renderla più giusta, più vivibile ed efficiente e più resiliente.
La città è un organismo vivente. Se muore moriamo noi.
Ingiustamente definito archistar è un unomo intelligente e fortunato che restituisce sotto forma di pensiero preziosi consigli per la sopravvivenza nostra e delle nostre città.
Fonte Amazon
Bel libro. Rogers affronta molte tematiche di approccio critico all'architettura funzionalista. Non solo descrizione dei progetti, molti, ma anche un racconto fluido e obiettivo delle dimaniche della sua carriera straordinaria.
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Un libro non solo di architettura.
Il libro è molto interessante in quanto sviluppa, attraverso la vita di uno dei più grandi architetti e, di conseguenza, attraversando le vicende del suo studio, una riflessione sulla società e sul modo di approcciare ai problemi della vita. Pone l'accento sulle nostre città e sul modo in cui vadano vissute e interpretate, per dare al mondo una società più giusta ed ecologicamente compatibile.
Fonte Amazon