Tutti i libri di di Johan & Levi Editore | P. 4
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Catalogo

La Mamma

Una mostra di Harald Szeemann mai realizzata

Pietro Rigolo

pagine: 64 pagine

Dopo essere stato il più giovane direttore alla Kunsthalle di Berna e segretario generale di documenta 5 (Kassel, 1972), la decisione di non essere più legato a un’istituzione porta Harald Szeemann a ideare mostre personali che reinventano il formato e il contenuto stesso del medium in modo estremo, concentrandosi non più solo sulla produzi
La dea stanca - Vita di Lina Bo Bardi
«Gli architetti devono avere un contatto profondo con il vivere, perché il vivere è tutto»: sembra avere già in mente queste parole Lina Bo Bardi quando nel 1946 si imbarca, occhi curiosi e mente aperta, per Rio de Janeiro, lasciandosi alle spalle le rovine di un paese devastato dalla guerra. Porta con sé Achillina, la ragazza sprezzante che sapeva farsi notare sfidando i retaggi e le regole sociali, e Lina Bo, la giovane e tenace professionista che, dopo gli studi a Roma con Marcello Piacentini, a Milano aveva lottato per la propria indipendenza in un mondo di uomini ed era diventata codirettrice di Domus, stimata da Gio Ponti, Bruno Zevi e dal futuro marito Pietro Maria Bardi.Traducendo nel pensiero e nella prassi un’esistenza in continua metamorfosi, è in Brasile che Lina porta a maturazione la sua originale voce di progettista, designer, curatrice e scenografa. I suoi edifici più celebrati – il Museu de Arte de São Paulo, la Casa de Vidro e il centro SESC Pompéia – rispecchiano l’idea di un’architettura che ha come fulcro la collettività, il rapporto con la natura e la tradizione popolare, un’architettura modernissima e anticonvenzionale.In questo ritratto frutto di vent’anni di ricerca, Zeuler R. Lima restituisce la complessità di una donna fuori dagli schemi che ha attraversato le proprie contraddizioni senza timidezze, oscillando tra impulsi rivoluzionari e un’indole inguaribilmente malinconica. L’autore non sottrae mai al racconto della sua vita la sua metà d’ombra, quella che fatalmente si proietta su Lina nella foto sul ponte della nave mentre attraversa l’Atlantico, quasi a illustrare l’epiteto che Valentino Bompiani aveva coniato per lei, “la dea stanca”: una solitaria ribelle la cui eredità intellettuale è oggi viva più che mai.
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La dea stanca

Vita di Lina Bo Bardi

Zeuler R. Lima

pagine: 396 pagine

«Gli architetti devono avere un contatto profondo con il vivere, perché il vivere è tutto»: sembra avere già in mente queste parole Lina Bo Bardi quando nel 1946 si imbarca, occhi curiosi e mente aperta, per Rio de Janeiro, lasciandosi alle spalle le rovine di un paese devastato dalla guerra. Porta con sé Achillina, la ragazza sprezzante che

Il desiderio messo a nudo

Conversazioni con Jeff Koons

Massimiliano Gioni

pagine: 144 pagine

Un senso di euforia e di pienezza vitale pervade l’universo di Jeff Koons, popolato di opere che immortalano il fascino dei beni di consumo di massa. L’uso di materiali specchianti amplifica l’attrattiva quasi erotica che si sprigiona da questi banali oggetti, e li rende voluttuosi come sirene che seducono lo spettatore invitandolo a par
Viaggio archeologico nell'antica Etruria
La civiltà etrusca e i luoghi che ne furono la culla sono tutt’oggi studiati anche grazie ai diari di viaggio del Grand Tour, intrapreso da eminenti personaggi come l’esploratore ed etruscologo George Dennis, l’acquarellista Samuel James Ainsley o Elizabeth Hamilton Gray, figura pionieristica dell'etruscologia ottocentesca al femminile. Precursore di questi nomi illustri è Wilhelm Dorow, diplomatico alla corte di Federico Guglielmo III di Prussia, storico, letterato, orientalista ma soprattutto archeologo e collezionista di antichità, tra i primi a viaggiare tra le città dell’antica Etruria con l’attenzione dello studioso, documentando le ricchezze artistiche e archeologiche dell’entroterra senese e aretino con Cortona, Chiusi e Arezzo.Pubblicato quasi vent’anni prima del celebre The Cities and Cemeteries of Etruria di George Dennis, il taccuino di Dorow rappresenta un tassello cruciale per la storia dell’etruscologia e del collezionismo antiquario ed è qui tradotto dall’edizione francese del 1829 e completo delle sedici tavole originali. Dedicato a Bertel Thorvaldsen, con cui Dorow intrattenne negli anni scambi epistolari e dal quale ricevette parole di apprezzamento per la propria collezione, documenta il viaggio intrapreso da Firenze nell’estate del 1827.Accompagnato dal cavaliere Francesco Inghirami, autore – tra le altre – della poderosa opera illustrata Monumenti Etruschi, e dall’artista Giuseppe Lucherini, che aveva l’incarico di riprodurre gli antichi reperti, Dorow si distingue in modo netto dai colleghi inglesi: con una profonda conoscenza del contesto italiano, a lui si devono annotazioni di un’arguzia e precisione indiscusse e per questo ancora di estrema utilità per lo studio archeologico contemporaneo. Il resoconto delle sue visite ai luoghi che conservano i più importanti lasciti etruschi e alle principali collezioni private di antichità etrusche si accompagna a una descrizione dettagliata dei reperti, resa possibile anche grazie ai disegni minuziosi di Lucherini. Emerge da queste pagine una sorta di istantanea dell’Etruria del XIX secolo, che fa risaltare il fondamentale contributo di Dorow nella ricostruzione storica delle collezioni e delle loro sorti, nonché nel decisivo passaggio da un puro interesse antiquario allo studio scientifico del mondo etrusco.
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Viaggio archeologico nell'antica Etruria

Wilhelm Dorow

pagine: 164 pagine

La civiltà etrusca e i luoghi che ne furono la culla sono tutt’oggi studiati anche grazie ai diari di viaggio del Grand Tour, intrapreso da eminenti personaggi come l’esploratore ed etruscologo George Dennis, l’acquarellista Samuel James Ainsley o Elizabeth Hamilton Gray, figura pionieristica dell'etruscologia ottocentesca al femminile. Prec
Gli anni di Van Gogh e Gauguin - Una storia del Postimpressionismo
Mentre la sconvolgente Grande-Jatte di Seurat viene esposta all’ultima mostra degli impressionisti, uno sconosciuto olandese di nome Vincent van Gogh sbarca in città, ansioso di cogliere tutte le opportunità che l’effervescente Parigi offre a chiunque sia disposto ad avventurarsi su nuove strade. È il 1886, e Cézanne, Bernard, Pissarro, Redon, Seurat e Signac, accomunati da un’indole impetuosa e dalla ricerca di uno stile indipendente, stanno già rincorrendo nuove visioni che al posto del naturalismo prediligono ardenti cromatismi e una sensibilità più astratta e simbolista.Ed è da qui che John Rewald decide di partire, seguendo in molteplici direzioni le tracce di una generazione di pittori, i postimpressionisti, pronta a liquidare l’eredità del passato più recente. A stagliarsi su tutti loro Van Gogh e Gauguin, a cui l’autore riserva all’interno di questo caleidoscopio un ruolo di primo piano: lettere, testimonianze e recensioni d’epoca, rese vivida materia di narrazione, consentono di ripercorrerne in presa diretta l’intensa parabola esistenziale e artistica, l’amicizia e gli scontri, i tormenti e gli ideali, consegnando ai lettori lo splendore e la furia di un momento fatale ed entusiasmante.Ideale seguito della sua celebre Storia dell’Impressionismo, questo racconto si conclude nel 1893 con il ritorno di Gauguin dal suo primo viaggio a Tahiti. Parigi è la stessa città turbinosa che aveva accolto van Gogh sette anni prima, e Gauguin si rituffa in quell’atmosfera vibrante facendo appello a tutto il suo coraggio per affrontare le nuove sfide che il futuro gli riserva. È l’alba di un’epoca che annuncia senza indulgenza l’arte del XX secolo.
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Gli anni di Van Gogh e Gauguin

Una storia del Postimpressionismo

John Rewald

pagine: 624 pagine

Mentre la sconvolgente Grande-Jatte di Seurat viene esposta all’ultima mostra degli impressionisti, uno sconosciuto olandese di nome Vincent van Gogh sbarca in città, ansioso di cogliere tutte le opportunità che l’effervescente Parigi offre a chiunque sia disposto ad avventurarsi su nuove strade. È il 1886, e Cézanne, Bernard, Pissarro, Red
La notte dei simulacri - Sogno, cinema, realtà virtuale
Avvolti dalle spire della notte, tutti noi abitiamo spazi in cui i suoni, le immagini e le persone che ci circondano sembrano vividi e tangibili. Ma una volta aperti gli occhi, l’incantesimo si spezza e queste apparizioni tinte di follia o di stupore si rivelano soltanto un sogno. A pensarci bene, è ciò che accade anche durante una simulazione di realtà virtuale, un’esperienza multisensoriale in cui il flusso degli eventi può essere interrotto semplicemente sollevando il visore, proprio come in un brusco risveglio.Mondo onirico e virtuale condividono infatti molto più di quanto si creda: entrambi fanno del punto di vista soggettivo il centro assoluto, e soprattutto entrambi configurano una relazione estetica con l’immagine che comincia a essere indagata a partire dall’Ottocento – il secolo che più ha insistito nel portare alla luce i meccanismi del sogno – e trova con l’avvento delle tecnologie digitali la sua piena e compiuta realizzazione. Nel mezzo, a fare da ponte mediale, il cinema, che nel Novecento ha dato forma a fantasie e incubi traghettando l’esperienza immersiva fuori dalla rigida bidimensionalità dello schermo, “bucandone” la superficie proprio come Buster Keaton in uno dei suoi più celebri film.Scopriremo quindi che cosa i primi sensazionali panorami e ciclorami hanno in comune con la new media art di Zoe Beloff e Char Davies, come Topolino vada a braccetto con Cocteau e Kurosawa e in che modo i moderni dispositivi VR possono essere considerati un’evoluzione delle mascherine per dormire: una ricognizione archeologica nella storia dei media e nel concetto di immersività che apre la strada alla comprensione di un nuovo tipo di orizzonte artistico, proiettato oltre il puro dato visivo.
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La notte dei simulacri

Sogno, cinema, realtà virtuale

Giancarlo Grossi

pagine: 197 pagine

Avvolti dalle spire della notte, tutti noi abitiamo spazi in cui i suoni, le immagini e le persone che ci circondano sembrano vividi e tangibili. Ma una volta aperti gli occhi, l’incantesimo si spezza e queste apparizioni tinte di follia o di stupore si rivelano soltanto un sogno. A pensarci bene, è ciò che accade anche durante una simulazione
Le gioie di collezionare
J. Paul Getty è stato uno dei più famosi imprenditori petroliferi americani e «l’uomo più ricco d’America» nel periodo 1950-1970, ma soprattutto un vorace collezionista d’arte e di antichità. Getty iniziò a collezionare negli anni trenta del Novecento e continuò, con un meccanismo compulsivo, fino agli ultimi giorni della sua vita, nonostante nella sua autobiografia As I See It abbia dichiarato di avere provato varie volte, inutilmente, a smettere.In questo agile volume Getty racconta aneddoti personali - selezionando una serie di opere-simbolo tra antichità, arredi e dipinti -, espone la sua filosofia del collezionismo, dispensa consigli e rievoca i suoi maggiori successi, incoraggiando i neofiti ad affrontare i pericoli e le insidie del collezionismo d’arte e a sperimentare in prima persona, a prescindere dal capitale disponibile, le emozioni, la passione e il richiamo dell’avventura che lui stesso aveva provato.Se il piacere personale delle conquiste emerge forte da questi racconti, è fondamentale ritrovarvi anche la genuina convinzione di Getty circa l’influenza civilizzatrice delle grandi opere d’arte e l’importanza di condividerle con il pubblico: «Per quanto possa sembrare banale in quest’epoca fragile e superficiale, la bellezza che si trova nell’arte è purtroppo uno dei pochi lasciti reali e sempiterni delle imprese umane. La bellezza sopravvive anche quando le nazioni e le civiltà crollano e le opere d’arte vengono trasmesse di generazione in generazione e di secolo in secolo, incarnando una continuità storica di valore immenso».Dalla sua collezione privata è nato, per sua stessa volontà, il J. Paul Getty Museum di Malibu.
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Le gioie di collezionare

J. Paul Getty

pagine: 93 pagine

J. Paul Getty è stato uno dei più famosi imprenditori petroliferi americani e «l’uomo più ricco d’America» nel periodo 1950-1970, ma soprattutto un vorace collezionista d’arte e di antichità. Getty iniziò a collezionare negli anni trenta del Novecento e continuò, con un meccanismo compulsivo, fino agli ultimi giorni della sua vita, n
Autobiografia di un impostore - narrata da Laura Leonelli
C’era una volta un impostore. C’era una volta Paolo Ventura, fotografo, pittore, scenografo, costumista. C’era una volta perché quest’autobiografia è in realtà una favola nella quale ogni lettore troverà qualcosa della sua storia, della sua infanzia, della sua città, se è nato a Milano, e Milano sono cent’anni di vita italiana. C’era una volta un bambino che ogni domenica andava a mangiare dalle zie, e dopo pranzo sognava di sparire come un fantasma. E avrebbe voluto essere un fantasma anche a casa, quando suo padre, che era un bravissimo illustratore, ma anche un mago crudele, lo metteva in castigo. C’era una volta un ragazzo che andava male a scuola e che fuggiva nel suo mondo di battaglie, trincee e soldati al fronte, e per fuggire disegnava.Come in ogni favola anche in questa ci sono i buoni, la nonna Giulia, che veste i morti e insegna l’amore, e Andrea, fratello gemello e incantesimo di natura. E poi c’è Kim, e lei è tutto, un nuovo inizio.L’ultima volta che Paolo ha detto C’era una volta è stato quando ha lasciato Parigi, dove era un fotografo di moda, e si è ritrovato a New York. Nella foresta oscura della metropoli Paolo è arrivato senza nulla. Lontano credeva di essere al sicuro. E invece una briciola dietro l’altra è entrato nel castello dei ricordi, terribili come la guerra, lievi come l’arrivo di un circo alla periferia della città. Quando Paolo esce, è giorno. C’era una volta una favola che racconta la nascita di un artista.Con 35 dipinti inediti riprodotti a colori
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Autobiografia di un impostore

narrata da Laura Leonelli

Paolo Ventura

pagine: 152 pagine

C’era una volta un impostore. C’era una volta Paolo Ventura, fotografo, pittore, scenografo, costumista. C’era una volta perché quest’autobiografia è in realtà una favola nella quale ogni lettore troverà qualcosa della sua storia, della sua infanzia, della sua città, se è nato a Milano, e Milano sono cent’anni di vita italiana. C
The Whale Theory - Un immaginario animale
La balena è un animale che si mostra solo a chi sa aspettare: creatura colossale e opalescente, sfugge allo sguardo e come Moby Dick “elude cacciatori e filosofi”. L’incontro con lei è fulmineo e fatale; può avvenire in mare, tra i calanchi ossuti degli Appennini, in un museo o scrutando la volta celeste. Nei secoli è stata mostro mitologico e ispiratrice di racconti, fonte di sussistenza e oggetto di devozione, immagine ossessiva che inghiotte e accoglie all’interno del proprio ventre.Per l’artista Claudia Losi diventa un’idea fissa nel 2004. Da quel momento prende il via un’impresa che si declina in molteplici forme e azioni attorno al corpo itinerante di una balenottera comune, ricostruito in tessuto di lana grigia a grandezza naturale. È Balena Project, entità viva che si muove e calamita storie in giro per il mondo, assorbendo suggestioni e mutando continuamente aspetto. The Whale Theory, capitolo conclusivo di questo viaggio, ne è la materializzazione letteraria. Libro d’artista che custodisce strane e segrete meraviglie, è anche una bussola che consente di ripercorrere questa lunga esperienza poetica attraverso illustrazioni, fotografie e testi, facendosi luogo di incontro di competenze e sguardi diversi, in una polifonia di voci che si mescolano al canto dei cetacei.Lanciata audacemente nell’abisso, Claudia Losi vi si perde con grazia e lascia affiorare una geografia marina fatta di parole e visioni che hanno nutrito l’archetipo della balena nel suo immaginario privato come in quello collettivo: un inno dedicato al mistero di questo imponente abitante degli oceani e alle narrazioni che hanno accompagnato la nostra storia di esseri umani.Con testi di: Christopher Collins, Matteo Meschiari, Vinicio Capossela, Jean Rezzonico, Jean D’Yvoire, Gianni Pavan, Silvia Bottani, Tore Teglbjaerg, Mauro Sargiani, Petra Aprile, Sunaura Taylor, Gioia Laura Iannilli, Jurg Slabbert, Kate Pocklington, Philip Hoare. 
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The Whale Theory

Un immaginario animale

Claudia Losi

pagine: 208 pagine + 48 (inserti)

La balena è un animale che si mostra solo a chi sa aspettare: creatura colossale e opalescente, sfugge allo sguardo e come Moby Dick “elude cacciatori e filosofi”. L’incontro con lei è fulmineo e fatale; può avvenire in mare, tra i calanchi ossuti degli Appennini, in un museo o scrutando la volta celeste. Nei secoli è stata mostro mitolog
Morozov e i suoi fratelli - Storia di una dinastia russa e di una collezione ritrovata
Eredi di una casata di industriali tessili la cui ascesa sociale è intrisa di leggenda, i fratelli Morozov non passano di certo inosservati. Colti, raffinati e al contempo fuori dagli schemi, incantano l’intelligencija moscovita con le loro gesta eccentriche: vestono alla moda e frequentano femmes fatales, giocano d’azzardo e abitano palazzi dagli stili a dir poco eclettici, amano l’arte e, soprattutto, la collezionano.Michail è il primo a volgere lo sguardo alla nuova pittura francese, ma dopo la sua morte precoce sarà Ivan a seguirne le orme assecondando una passione che non tarda a prendere il sopravvento. Dal 1904 lascia le sue fabbriche tutte le volte che può per far visita ai mercanti parigini più in voga, ma di rado si fa abbagliare dalle loro proposte. Ha un’idea precisa delle opere che cerca e una visione chiara di come esporle nelle sale del suo palazzo. Nella maniacale caccia ai dipinti più eccelsi dei maestri che predilige sa essere paziente come nessun altro e, a detta di Vollard che lo soprannomina il “russo che non contratta”, non lesina mai. Nel giro di pochi anni mette insieme una collezione superba che spazia dagli impressionisti a Cézanne, da Matisse e Picasso ai migliori pittori russi coevi. Una raccolta che non ha nulla da invidiare a quella del compatriota Sergej Ščukin, con la quale condividerà la triste sorte all’indomani della Rivoluzione.I capolavori che animavano le pareti del palazzo di via Prečistenka verranno infatti requisiti dallo Stato, smistati come carte da gioco tra Mosca e San Pietroburgo e lasciati a languire nei depositi dei musei per decenni prima di andare a costituire il nucleo di arte moderna del Museo Puškin e dell’Ermitage.A restituire a questa collezione il suo originario splendore è ora Natalia Semënova, che con piglio romanzesco riporta in vita lo sbalorditivo personaggio che fu Ivan Morozov, strappandolo all’oblio del rivolgimento fatale che ne ha oscurato la memoria.
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Morozov e i suoi fratelli

Storia di una dinastia russa e di una collezione ritrovata

Natalia Semënova

pagine: 240 pagine + 16 (inserto)

Eredi di una casata di industriali tessili la cui ascesa sociale è intrisa di leggenda, i fratelli Morozov non passano di certo inosservati. Colti, raffinati e al contempo fuori dagli schemi, incantano l’intelligencija moscovita con le loro gesta eccentriche: vestono alla moda e frequentano femmes fatales, giocano d’azzardo e abitano palazzi d

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