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Catalogo

L'archivio d'artista - Princìpi, regole e buone pratiche
È disponibile in una nuova edizione aggiornata e integrata in base alla riformata disciplina penale dei reati contro il Patrimonio Culturale entrata in vigore a marzo 2022.Legata al concetto di memoria, l’archiviazione risponde da sempre al bisogno di raccogliere e tutelare una testimonianza tramite i documenti che la attestano. Per un artista, l’archivio è essenziale non solo per conservare la traccia materiale del suo passaggio in un determinato ambiente culturale ma anche per la verifica, la difesa e la certificazione dell’autenticità delle opere, nonché per rendere tale patrimonio accessibile e condiviso. Ma che cosa si intende per archivio d’artista e come viene strutturato? Quali normative legali e quali consuetudini si applicano? Come si organizza una successione e come prende forma un catalogo ragionato? Quali competenze coinvolge e quali requisiti lo rendono un punto di riferimento per gli studiosi e per il mercato? Questo volume – nato a partire dal Corso per curatore di archivio d’artista promosso da AitArt (Associazione Italiana Archivi d’Artista) – riunisce punti di vista e competenze diverse spaziando dalle materie umanistico-storiche a quelle economico-giuridiche, senza dimenticare gli aspetti più pratici legati alla schedatura e alla digitalizzazione. Nel suo duplice intento di diffondere princìpi ispiratori e proporre modalità di gestione, delinea una vera e propria deontologia professionale e si configura così come un vademecum imprescindibile per chiunque voglia sviluppare una professionalità specifica e farsi custode di un ecosistema complesso e prezioso come quello dell’archivio d’artista.
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L'archivio d'artista

Princìpi, regole e buone pratiche

pagine: 472 pagine

È disponibile in una nuova edizione aggiornata e integrata in base alla riformata disciplina penale dei reati contro il Patrimonio Culturale entrata in vigore a marzo 2022.Legata al concetto di memoria, l’archiviazione risponde da sempre al bisogno di raccogliere e tutelare una testimonianza tramite i documenti che la attestano. Per un artista,
Fondazione Luigi Rovati - Museo d'arte
Questo volume è il racconto della genesi e dei principi operativi di Fondazione Luigi Rovati, un’infrastruttura materiale e immateriale della società della conoscenza, e del Museo d’arte ospitato nella sede di corso Venezia 52 a Milano, dove antico e contemporaneo dialogano all’interno di uno spazio rinnovato dall’archistar Mario Cucinella, inserito nella prestigiosa Wow List 2023 delle più importanti opere di architettura, arte e design al mondo selezionate dalla rivista AD Architectural Digest. L’architetto, del resto, non si è limitato al riassetto e al nuovo allestimento dei piani storici dell’edificio, ma vi ha aggregato un’immaginosa e rigorosa addizione ipogea, che nella forma, nella luce, nella suggestione emotiva è ispirata alla collezione di arte etrusca annoverata fra i vanti della Fondazione.Il mito etrusco ha viaggiato e viaggia sottopelle, affiorando, talvolta clamorosamente, in parte importante dell’arte e del pensiero del secolo scorso e ancora nel xxi secolo. È una rete dai molti nodi e implicazioni che Fondazione Luigi Rovati ha posto al centro del suo progetto culturale, ospitando non solo straordinari reperti archeologici, ma anche una raccolta di opere moderne e contemporanee – fra cui le installazioni site specific di Luigi Ontani, Giulio Paolini, Francesco Simeti – intese non come un corpo autonomo e separato bensì come vitali e stimolanti interlocutrici dell’antico.Oltre a una sezione dedicata al cantiere e alla storia del Palazzo a cura di Mario Cucinella, il volume è arricchito da testi di Salvatore Settis (sul rapporto fra il museo e la città), Mario Abis (sul valore sociale del museo), Giulio Paolucci (sulle alterne fortune del collezionismo milanese di antichità) e Martina Corgnati (sugli echi e le suggestioni della cultura etrusca nell’arte del Novecento), nonchè di due testi introduttivi di Giovanna Forlanelli, Presidente di Fondazione Luigi Rovati e Lucio Rovati, Presidente onorario.
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Fondazione Luigi Rovati

Museo d'arte

Autori vari

pagine: 136 pagine

Questo volume è il racconto della genesi e dei principi operativi di Fondazione Luigi Rovati, un’infrastruttura materiale e immateriale della società della conoscenza, e del Museo d’arte ospitato nella sede di corso Venezia 52 a Milano, dove antico e contemporaneo dialogano all’interno di uno spazio rinnovato dall’archistar Mario Cucinell
Giulio Paolini. Era finora
Edizione bilingue Ita/EngGiulio Paolini ha fatto della sua produzione una riflessione metafisica sul processo della creazione artistica. Paolini, infatti, ritiene che l’opera in qualche modo pre-esista all’intervento dell’artista, che è semplicemente il primo a poterla contemplare.Questa pubblicazione è dedicata all’opera site-specific realizzata da Paolini per il Museo d’arte della Fondazione Luigi Rovati ed è parte di una nuova serie di monografie su importanti artisti contemporanei che hanno collaborato con la Fondazione. Intitolata Era finora, l’opera di Paolini si compone dei profili in gesso di due teste, una femminile e l’altra maschile, a evocare rispettivamente il classico e il neoclassico, l’origine del canone occidentale dell’arte e la sua ripresa agli albori dell’età contemporanea. Inquadrati entro una teca, i volti sembrano misurare il perimetro di uno spazio, o marcare un percorso, come pietre miliari. Il loro sguardo dà luogo a un tracciato prospettico scandito da riproduzioni fotografiche sovrimposte: una specie di “galleria di ritratti”, un continuum di immagini che scandiscono la storia dell’uomo e dell’arte, muovendosi tra passato e presente, come testimoni di tempi e spazi lontani ma compresenti nel qui e ora della fruizione dell’opera. La storia dell’arte è un riferimento naturale per Paolini, per il quale non sussiste differenza tra arte antica e arte contemporanea. Tutta l’arte, in quanto investigazione della visione come atto mentale verso il mondo, si equivale. Il tempo dell’arte è quello dell’opera, non del suo autore: trascorsa la vita degli artefici, etruschi, greci o rinascimentali che siano, rimane il presente indefinito dell’opera.
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Giulio Paolini. Era finora

Francesco Guzzetti

pagine: 82 pagine

Edizione bilingue Ita/EngGiulio Paolini ha fatto della sua produzione una riflessione metafisica sul processo della creazione artistica. Paolini, infatti, ritiene che l’opera in qualche modo pre-esista all’intervento dell’artista, che è semplicemente il primo a poterla contemplare.Questa pubblicazione è dedicata all’opera site-specific re
Francesco Simeti. Alla corte della civetta
Edizione bilingue Ita/EngFrancesco Simeti è autore di un universo visivo che mediante la commistione di elementi naturalistici e surreali – dalla botanica alle miniature medievali – conduce un’analisi sullo sviluppo della storia naturale, mostrandone la relazione con la storia sociale umana. Questa pubblicazione è dedicata all’intervento site-specific realizzato da Simeti per il Museo d’arte della Fondazione Luigi Rovati ed è parte di una nuova serie di monografie su importanti artisti contemporanei che hanno collaborato con la Fondazione. Composto da due arazzi (Alla corte della civetta ed Elleboro) e da una serie di elementi decorativi in ceramica (Phantázō), il lavoro di Simeti opera su molteplici piani tra storia e finzione, reinventando l’antico in modi e forme personali. Ispirati ai bestiari medievali, gli arazzi riproducono un groviglio di creature dall’identità ibrida e metamorfica, come civette, salamandre, mostri marini, unicorni, felini, rinoceronti, fra cui si muovono, irriconoscibili, figure umane dotate di maschere antigas, elmetti e respiratori: sono la rappresentazione visiva di un rapporto traumatico tra noi e il mondo naturale. In conversazione con Luigi Fassi, Simeti racconta gli ingredienti che hanno dato avvio al percorso creativo: le boiserie e gli stucchi del palazzo (sede del Museo d’arte), distribuiti in una fuga di stanze da anni disabitate; le fotodocumentazioni di alcuni arazzi settecenteschi dispersi, a tema chinoiserie; una collezione di preziosi buccheri etruschi in ceramica nera. Un insieme di secoli e stili, rivisitati e rinnovati, in cui antico, moderno e contemporaneo si compenetrano tra loro mimeticamente.
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Francesco Simeti. Alla corte della civetta

Luigi Fassi, Francesco Simeti

pagine: 88 pagine

Edizione bilingue Ita/EngFrancesco Simeti è autore di un universo visivo che mediante la commistione di elementi naturalistici e surreali – dalla botanica alle miniature medievali – conduce un’analisi sullo sviluppo della storia naturale, mostrandone la relazione con la storia sociale umana. Questa pubblicazione è dedicata all’intervento

Storia degli antichi vasi fittili aretini

Marco Antonio Fabroni

pagine: 112 pagine

L’area di Arezzo ha attirato sin dal Medioevo l’attenzione di collezionisti e studiosi di antichità per via dei sottili e lucenti vasi fittili, che affioravano dal terreno con frequenza e in quantità. Si trattava di vasi dal rivestimento di colore corallino, spesso decorati a rilievo con motivi vegetali e scene figurate che suscitavano curios
Isola Bisentina - Lago di Bolsena
L’Isola Bisentina è una delle due isole del lago di Bolsena, la maggiore per superficie, situata di fronte all’abitato di Capodimonte. Citata da Dante nella Divina Commedia, si trova prossima alla riva occidentale, a pochi chilometri dal promontorio dove sorgeva l’antica città etrusco-romana di Bisenzio, dalla quale prende il nome. Grazie a un microclima favorevole, conserva una vegetazione rigogliosa con numerose specie arboree di grande valore, fra cui alcuni alberi secolari.Le tracce di insediamenti palafitticoli al largo dell’isola indicano che l’area era abitata già nel periodo arcaico, e la presenza continuativa dell’uomo è testimoniata in epoca etrusca e romana da ritrovamenti databili a partire dal vi secolo a.C. Successivamente, l’isola offrì rifugio agli abitanti dei paesi rivieraschi distrutti dai Longobardi e dai Saraceni. Ancora nel Medioevo e nel Rinascimento è attestata come prigione per eretici, fino a diventare possedimento della potentissima famiglia Farnese che vi fece costruire la chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, con la cupola disegnata da un allievo del Vignola, per crearvi il sepolcro di famiglia: fu il periodo in cui tra i visitatori si contarono diversi pontefici, tanto che la Bisentina si guadagnò il soprannome di “isola dei papi”.Le sette cappelle situate sulle sue sponde, così come il convento, furono edificate dai frati minori: quella di Santa Caterina è attribuita ad Antonio Sangallo il Giovane, tra gli architetti più in vista del suo tempo, mentre gli affreschi della cappella del monte Calvario apparterrebbero alla scuola di Benozzo Gozzoli.
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Isola Bisentina

Lago di Bolsena

Mariapace Giuidotti

L’Isola Bisentina è una delle due isole del lago di Bolsena, la maggiore per superficie, situata di fronte all’abitato di Capodimonte. Citata da Dante nella Divina Commedia, si trova prossima alla riva occidentale, a pochi chilometri dal promontorio dove sorgeva l’antica città etrusco-romana di Bisenzio, dalla quale prende il nome. Grazie a
Il lampadario di Cortona - Dal collezionismo delle origini alle raccolte contemporanee
Tra i capolavori etruschi più noti, un posto da protagonista spetta al lampadario conservato al Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona. Con un peso di oltre mezzo quintale, è considerato uno dei più pregevoli esempi di bronzistica antica, unico esemplare di lampadario etrusco ritrovato integro, entrato a far parte delle collezioni museali a seguito di un ritrovamento fortuito e di una complessa trattativa di acquisto. Oggi gli esperti sembrano concordi nel ritenere che la monumentale lucerna a sedici beccucci sia stata prodotta in un’officina dell’Etruria interna centro-settentrionale, tra Arezzo e Orvieto: una zona che nel IV sec. a.C. era ben attrezzata per produzioni di questo tipo e dalla quale provengono altri grandi bronzi.La complessità dell’iconografia, la straordinaria qualità della tecnica fusoria e il pregio del materiale portano a escludere la collocazione privata di un manufatto di tale valore: l’ipotesi più plausibile è che fosse destinato a un santuario pubblico, dove avrebbe potuto svolgere con continuità ed efficacia la sua funzione. Il volume include alcuni saggi sul tema dell’illuminazione nel mondo etrusco, sulla storia antiquaria, sulla realizzazione e l’analisi dell’apparato decorativo, a cui si aggiungono una selezione di lettere e documenti tratti da Nuove letture del lampadario etrusco (1988) e un nuovo saggio introduttivo di Paolo Bruschetti e Giulio Paolucci, scritto in occasione dell’esposizione presso il Museo d’arte della Fondazione Luigi Rovati.
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Il lampadario di Cortona

Dal collezionismo delle origini alle raccolte contemporanee

pagine: 112 pagine

Tra i capolavori etruschi più noti, un posto da protagonista spetta al lampadario conservato al Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona. Con un peso di oltre mezzo quintale, è considerato uno dei più pregevoli esempi di bronzistica antica, unico esemplare di lampadario etrusco ritrovato integro, entrato a far parte delle collezioni museali a s
Restituzione - Il ritorno a casa dei tesori trafugati
Il tema dei beni culturali sottratti illecitamente ai loro contesti originari anima da decenni il dibattito globale. E ha acquistato nuovo slancio da quando l’opinione pubblica ha puntato i riflettori su prestigiose collezioni occidentali in cui sono custoditi tesori provenienti da paesi che oggi ne rivendicano la proprietà. Alexander Herman ci offre una panoramica ampia e aggiornata dei casi più controversi, come la querelle intorno ai marmi del Partenone o il parziale rimpatrio dei bronzi del Benin, passando per gli oggetti trafugati dal Palazzo d’Estate di Pechino e i dipinti requisiti dai nazisti.Quella della restituzione, però, è una faccenda più complessa di quel che appare, non solo perché obbliga a fare i conti con i soprusi degli antenati, ma anche perché applicare un’idea contemporanea di giustizia a istanze del passato può avere un costo imprevisto. Se oggi risulta inaccettabile che i simboli di un culto religioso strappati alle comunità indigene facciano bella mostra di sé nei musei dei “predatori”, in molti casi si tratta di manufatti entrati a far parte di quelle collezioni da secoli; alcuni hanno assunto un enorme valore culturale e perfino finanziario per le istituzioni che li ospitano, le quali potrebbero non essere disposte a rinunciarvi. Nell’indagare in che modo sia possibile negoziare le riconsegne, questo saggio si interroga anche sul paradigma stesso in cui siamo entrati: l’assillo di fare ammenda delle ingiustizie del passato potrebbe avere un impatto irreversibile sul settore culturale per gli anni a venire.
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Restituzione

Il ritorno a casa dei tesori trafugati

Alexander Herman

pagine: 120 pagine

Il tema dei beni culturali sottratti illecitamente ai loro contesti originari anima da decenni il dibattito globale. E ha acquistato nuovo slancio da quando l’opinione pubblica ha puntato i riflettori su prestigiose collezioni occidentali in cui sono custoditi tesori provenienti da paesi che oggi ne rivendicano la proprietà. Alexander Herman ci
Immaginare le storie - Atlante visuale per scrittrici e scrittori
Perché una storia si metta in moto a volte è sufficiente che una certa immagine compaia nella mente dello scrittore con un’insistenza ossessiva. Viceversa, a far inceppare la macchina narrativa basta una minima défaillance della capacità di escogitare personaggi e situazioni. Questo libro, pensato da una scrittrice e uno scrittore per altre scrittrici e altri scrittori, viene allora in soccorso a chi vuole potenziare la propria immaginazione cercando ispirazione nelle immagini prodotte dagli altri.Le opere d’arte ‒ ma, allargando lo sguardo all’intero campo del visivo, anche l’architettura e il design, i fotogrammi e le pubblicità ‒ non sono oggetti da contemplare passivamente. Sono immagini che ci interpellano, che ci coinvolgono, alle quali reagiamo con tutti i nostri sensi e i nostri pensieri, che contribuiscono a espandere quel corredo sensoriale che è il bagaglio minimo di ogni scrittore. Il quale, a differenza del critico d’arte, ha il vantaggio di potervisi accostare in modo spregiudicato ed estemporaneo, non già per decifrarle e commentarle ma per ricavarne ciò che hanno da offrire alla causa della scrittura.Forti della loro lunga pratica di insegnamento, Giulio Mozzi e Valentina Durante ci accolgono nella loro “bottega di narrazione” e ci guidano alla scoperta di come l’immaginario visuale possa diventare uno strumento eccezionalmente utile alla comprensione intuitiva di aspetti della narrazione quali il narratore, i dialoghi, la trama, lo stile, il montaggio. Del resto, se le opere d’arte sono fatte da persone che hanno dimostrato un certo talento nell’affrontare e risolvere dilemmi progettuali assai simili a quelli che affliggono chi è bloccato davanti al foglio bianco, imparare dai loro sguardi allenati è il migliore punto di partenza per costruire scene e intrecci più vividi e suggestivi, capaci di conquistare l’occhio interno del lettore.
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Immaginare le storie

Atlante visuale per scrittrici e scrittori

Valentina Durante, Giulio Mozzi

pagine: 192 pagine

Perché una storia si metta in moto a volte è sufficiente che una certa immagine compaia nella mente dello scrittore con un’insistenza ossessiva. Viceversa, a far inceppare la macchina narrativa basta una minima défaillance della capacità di escogitare personaggi e situazioni. Questo libro, pensato da una scrittrice e uno scrittore per altre s
Il paradigma dell'arte contemporanea - Strutture di una rivoluzione artistica
In un articolo del 1999 Nathalie Heinich proponeva di considerare l’arte contemporanea come un “genere” dell’arte, con precise specificità e distinto tanto dall’arte moderna quanto dall’arte classica. Quando quindici anni dopo torna sulla questione, la querelle sull’arte contemporanea non si è ancora spenta; anzi, è rinfocolata dall’esplosione dei prezzi e dalla spettacolarizzazione delle proposte artistiche accolte in seno alle istituzioni più rinomate. Più che un genere artistico – azzarda l’autrice – l’arte contemporanea ha inaugurato addirittura un nuovo paradigma.Secondo l’accezione che l’epistemologo Thomas Kuhn ha dato a questo termine, ogni nuovo paradigma si impone sul precedente al costo di una violenta rottura e di una ridefinizione delle norme che regolano un’attività umana. Nel campo delle pratiche artistiche il terremoto ha investito il sistema di valori che determinano cosa sia legittimo far passare per arte. All’ordine del giorno non è più la bellezza né l’espressione dell’interiorità – come esigevano i paradigmi precedenti – ma la tendenza a trasgredire i limiti spostando l’orizzonte del possibile sempre un po’ più in là. A essere in vigore è il “regime di singolarità”, che privilegia per principio tutto ciò che è innovativo.Heinich ripercorre le tappe di questa rivoluzione, a partire dalla premiazione di Rauschenberg alla Biennale di Venezia del 1964 e dalle feroci reazioni che suscitò. Ne racconta gli effetti sui meccanismi del mondo dell’arte, evidenziando come sono mutati i criteri di produzione e circolazione delle opere, lo statuto dell’artista, il ruolo di intermediari e istituzioni. Il suo è un punto di vista esterno al sistema: da sociologa, conduce un’indagine rigorosa e imparziale, traboccante di aneddoti impiegati come preziosi strumenti analitici. Lo scopo non è fornire armi all’accusa o alla difesa nel processo contro l’arte contemporanea, ma descrivere la realtà dei fatti. Solo prendendo atto del cambio di paradigma è infatti possibile sgomberare lo sguardo da categorie sorpassate e avvicinarsi all’arte contemporanea non per approvarla o deprecarla ma semplicemente per comprenderla.
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Il paradigma dell'arte contemporanea

Strutture di una rivoluzione artistica

Nathalie Heinich

pagine: 272 pagine

In un articolo del 1999 Nathalie Heinich proponeva di considerare l’arte contemporanea come un “genere” dell’arte, con precise specificità e distinto tanto dall’arte moderna quanto dall’arte classica. Quando quindici anni dopo torna sulla questione, la querelle sull’arte contemporanea non si è ancora spenta; anzi, è rinfocolata dal
Album - L'arte contemporanea per sovrapposizioni
Copiare le opere d’arte è un esercizio critico che aiuta ad allenare lo sguardo e a dare concretezza al pensiero. Elio Grazioli, da critico e storico dell’arte, lo argomenta nel modo più efficace: mettendolo in pratica. Questo “album” raccoglie infatti oltre cinquanta disegni di suo pugno, schizzi veloci eseguiti con mezzi di fortuna durante il lockdown e realizzati con una modalità del tutto singolare, la sovrapposizione. Due opere, talvolta tre, riprodotte una sopra l’altra diventano un’immagine nuova, teatro di un gioco d’appigli e rimandi continui i cui protagonisti sono artisti tra loro affini oppure molto diversi, persino dissonanti. A partire da questi amplessi grafici, frutto dell’intuizione, scaturiscono nuove possibilità per interpretare opere e autori fondamentali dell’arte moderna e contemporanea. Ecco allora che l’Urlo silenzioso di Munch d’improvviso ci sembra pervaso dallo stesso inquietante senso di minaccia di una scultura in bilico di Richard Serra, o che lo sguardo di una polinesiana nuda di Gauguin evoca in noi l’ambiguo intreccio di magia, erotismo e morte dell’autoritratto con l’occhio pesto di Nan Goldin, fino a farci pubblico di un serrato testa a testa virtuale tra Warhol e Matisse a proposito del concetto di ripetizione. Mentre l’occhio e la memoria del lettore sono messi alla prova per riconoscere le opere, l’autore compone una storia dell’arte alternativa fatta di alchimie e cortocircuiti insospettabili, in grado di svelare una dimensione ulteriore della visione e di liberare significati imprevisti.
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Album

L'arte contemporanea per sovrapposizioni

Elio Grazioli

pagine: 172 pagine

Copiare le opere d’arte è un esercizio critico che aiuta ad allenare lo sguardo e a dare concretezza al pensiero. Elio Grazioli, da critico e storico dell’arte, lo argomenta nel modo più efficace: mettendolo in pratica. Questo “album” raccoglie infatti oltre cinquanta disegni di suo pugno, schizzi veloci eseguiti con mezzi di fortuna dura

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