fbevnts Saggi d'arte - tutti i libri della collana Saggi d'arte, Johan & Levi - Johan & Levi Editore | Pagina 5
Vai al contenuto della pagina

Johan & Levi: Saggi d'arte

Inside the White Cube - L'ideologia dello spazio espositivo
C’era una volta il quadro da cavalletto, con una massiccia cornice e un sistema prospettico completo in cui era incassata un’illusione di realtà. Poi, all’orizzonte, spuntano i paesaggi impressionisti e iniziano a dare istruzioni all’osservatore: dove deve stare, qual è la distanza giusta da cui guardare, che atteggiamento assumere. Ma non è finita qui. Le enormi tele degli espressionisti astratti, cariche di tensione vitale, si espandono ancora di più lateralmente e arrivano a sfondare il margine. La cornice, ormai una parentesi, si dissolve liberando l’illusione e come per magia la sua funzione si trasferisce allo spazio espositivo. I tempi sono maturi perché Marcel Duchamp, nel 1938, appenda al soffitto della Galerie Beaux-Arts 1200 sacchi di carbone e i visitatori si ritrovano a testa in giù. Per la prima volta lo spazio espositivo viene trattato come una scatola, una vetrina da manipolare. Con un unico affondo il gesto di Duchamp «sbaraglia il toro della storia dell’arte»: gli anni passano e, come in una camera d’eco, esso apparirà sempre più riuscito.Il white cube inizia a divorare l’oggetto, il contesto ruba la scena all’opera esposta e diventa una “camera di trasformazione” che rende arte qualunque cosa vi entri. La galleria può anche restare vuota, riempirsi d’immondizia, rimanere chiusa per tutta la mostra, simulare uno spazio della vita reale, essere impacchettata insieme all’intero edificio del museo con incerata e corda, ospitare tableaux vivants o happenings scioccanti. Quelle stesse scene, fuori dal white cube, probabilmente non desterebbero la minima attenzione, ma al suo interno anche la nostra quotidianità – il bar, la camera da letto, la stazione di servizio – diventa arte, un’esperienza che va oltre il guardare.Come a bordo di un’astronave, scrutando la Terra che si allontana all’orizzonte, Brian O’Doherty ricostruisce una storia dell’arte del Novecento dalla prospettiva dell’evoluzione dello spazio espositivo, da considerare ormai «l’arena incontestata del discorso».
Scopri

Inside the White Cube

L'ideologia dello spazio espositivo

Brian O'Doherty

pagine: 146 pagine

C’era una volta il quadro da cavalletto, con una massiccia cornice e un sistema prospettico completo in cui era incassata un’illusione di realtà. Poi, all’orizzonte, spuntano i paesaggi impressionisti e iniziano a dare istruzioni all’osservatore: dove deve stare, qual è la distanza giusta da cui guardare, che atteggiamento assumere. Ma no
Americani per sempre - I pittori di un mondo nuovo: Parigi 1867 - New York 1948
Parigi, 1° luglio 1867, inaugurazione dell’Esposizione Universale: la Guerra di Secessione è finita, i paesaggisti statunitensi, esponenti della prima autentica scuola americana, ritornano in Europa convinti di meritare elogi, premi, medaglie. Ma anziché un trionfo li aspetta una cocente sconfitta: la critica francese distrugge il loro sogno di successo stroncando con frecciate sarcastiche e commenti crudeli le grandi tele gremite di cascate maestose, alberi secolari, orizzonti smisurati, insomma tutto quanto ha di meglio da offrire una nazione che smania di affermarsi nel settore artistico come sta facendo in campo economico. L’esposizione americana, dicono i francesi, «è indegna dei figli di Washington […] giovane e grezza, in mezzo alle nostre vecchie culture fa l’effetto di un gigante sperduto in una sala da ballo».L’inattesa umiliazione sfocia anzitutto su un esame di coscienza: perché la patria di Melville e Poe è incapace di generare pittori di forza espressiva pari a quella dei suoi maggiori scrittori? Che cosa devono fare i pittori di una giovane nazione per farsi rispettare dai paesi del vecchio mondo? È possibile colmare il divario abissale che li separa dall’arte europea? Per il momento non hanno scelta: sono costretti a piegarsi al gusto dei francesi, sono loro gli arbitri indiscussi della pittura mondiale. In realtà l’insuccesso parigino del 1867 diventa lo stimolo che condurrà i “figli di Washington” a trasformare in sfida lo scacco patito. A centinaia i pittori americani partono per la Francia, si stabiliscono a Parigi, dove frequentano i corsi di maestri del calibro di Gérôme e Cabanel; poi fondano nuove “colonie” di artisti, come quella di Pont-Aven, in Bretagna, diventata leggendaria. L’affermazione dei più grandi – Whistler, Sargent, la Cassatt – aprirà la strada del successo a una selva di pittori che, nell’arco di due generazioni, sostenuti in patria dalle impressionanti risorse di mecenati e filantropi e da straordinarie strutture espositive (prima fra tutte il MoMA di New York), riusciranno a eclissare Parigi, facendo dell’America la nuova terra d’elezione dell’arte, il centro pulsante della pittura mondiale che attirerà a sé anche notissimi artisti francesi.L’epopea dei pittori americani raccontata da Cohen-Solal spazia da Parigi a New York, da Giverny a Chicago, da Pont-Aven a Taos, per approdare alla Biennale di Venezia del 1948, dove vengono esposte per la prima volta in Europa otto tele di un artista ignoto ai più, Jackson Pollock, che di lì a poco verrà celebrato nel mondo intero come primo e assoluto maestro della pittura americana.
Scopri

Americani per sempre

I pittori di un mondo nuovo: Parigi 1867 - New York 1948

Annie Cohen-Solal

pagine: 500 pagine

Parigi, 1° luglio 1867, inaugurazione dell’Esposizione Universale: la Guerra di Secessione è finita, i paesaggisti statunitensi, esponenti della prima autentica scuola americana, ritornano in Europa convinti di meritare elogi, premi, medaglie. Ma anziché un trionfo li aspetta una cocente sconfitta: la critica francese distrugge il loro sogno d

Perché non parli?

Come raccontare il patrimonio culturale

Giovanni Carrada

Il patrimonio storico e artistico italiano ha un problema tanto ingombrante e ovvio che finiamo per non notarlo neppure: non p

L'uso delle rovine

Ritratti ossidionali

Jean-Yves Jouannais

Mentre rade al suolo Cartagine, Scipione Emiliano rievoca il pensiero di Eraclito: «Un cumulo di macerie gettate a caso, il pi

Una donna in carriera

Vendere arte e vendere sesso

Sophia Giovannitti

Classe ’92, Sophia Giovannitti, artista e sex worker, dice le cose come stanno

Sul design

Anni Albers

pagine: 23

Al Black Mountain College, la scuola sperimentale nel North Carolina che aveva accolto i coniugi Albers in fuga dal nazismo, A

Restituzione

Il ritorno a casa dei tesori trafugati

Alexander Herman

Il tema dei beni culturali sottratti illecitamente ai loro contesti originari anima da decenni il dibattito globale

Il paradigma dell'arte contemporanea

Strutture di una rivoluzione artistica

Nathalie Heinich

pagine: 32

In un articolo del 1999 Nathalie Heinich proponeva di considerare l’arte contemporanea come un “genere” dell’arte, con precise

L'archivio d'artista

Priìncipi, regole e buone pratiche

Alessandra Donati, Filippo Tibertelli de Pisis, AA.VV.

pagine: 42

Legata al concetto di memoria, l’archiviazione risponde da sempre al bisogno di raccogliere e tutelare una testimonianza trami

Catastrofi d'arte

Storie di opere che hanno diviso il Novecento

Luigi Bonfante

pagine: 22

La storia dell’arte, lo diceva Benjamin, è una storia di profezie, e perché certe opere siano comprensibili occorre che siano

L'affaire Capa

Processo a un'icona

Vincent Lavoie

pagine: 53

È il 1937 e la Spagna è dilaniata dalla guerra civile

Che cos'è l'arte

Arthur C. Danto

pagine: 128

Che cos’è l’arte? È questo l’eterno interrogativo sul quale il filosofo e critico Arthur C

Inserire il codice per il download.

Inserire il codice per attivare il servizio.