fbevnts Tutti i libri editi da Johan & Levi - libri Johan & Levi Editore | Pagina 12
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Johan & Levi

Il mio Morandi

Luigi Magnani

pagine: 14

Se molto è già stato detto sul Giorgio Morandi artista, è ancora possibile accostarsi «sotto altro aspetto» all'uomo senza per

Il capitale ignorante

Ovvero come l'ignoranza sta cambiando l'arte

Marco Meneguzzo

pagine: 26

Incultura, finanza e globalizzazione stanno rapidamente spingendo i linguaggi dell’arte in un cul-de-sac

Il capitale ignorante

Ovvero come l'ignoranza sta cambiando l'arte

Marco Meneguzzo

pagine: 26

Incultura, finanza e globalizzazione stanno rapidamente spingendo i linguaggi dell’arte in un cul-de-sac

Piero Manzoni

Vita d'artista

Flaminio Gualdoni

pagine: 241

6 febbraio 1963: ad appena trent'anni Piero Manzoni viene trovato morto nello studio di via Fiori Chiari, stroncato da un infa

Piero Manzoni

Vita d'artista

Flaminio Gualdoni

pagine: 241

6 febbraio 1963: ad appena trent'anni Piero Manzoni viene trovato morto nello studio di via Fiori Chiari, stroncato da un infa

Il mio Morandi

Luigi Magnani

pagine: 14

Se molto è già stato detto sul Giorgio Morandi artista, è ancora possibile accostarsi «sotto altro aspetto» all'uomo senza per
Il mio Morandi
Se molto è già stato detto sul Giorgio Morandi artista, è ancora possibile accostarsi «sotto altro aspetto» all’uomo senza per questo eludere le tappe della sua fortuna critica. È proprio quanto fa Luigi Magnani, collezionista e artefice della fondazione che porta il suo nome: forte della lunga e profonda amicizia che lo legò al pittore bolognese, mette la sua erudizione e sensibilità al servizio di un’affinità elettiva che si traduce in un affettuoso ritratto. Senza mai ricadere in una facile agiografia o in un’evocazione pedissequa dell’opera, queste memorie amplificano i tratti sostanziali della figura di Morandi, lasciando che a essere rivelatrici siano le sue stesse parole, l’essenza stessa di quel furor creativo che si manifesta nei gesti quotidiani, come quello singolare di ricercare con il cannocchiale l’esatta inquadratura del paesaggio («Lo vede lassù il suo quadro? L’ho dipinto in questa stanza»). L’artista emerge così «nei suoi gusti, nei suoi umori, e non meno nelle sue qualità», tra cui spicca, come scrive Stefano Roffi nella nuova prefazione, l’aver sempre rifuggito qualsiasi appartenenza artistica, dipingendo solo «per quei pochi che sentiva partecipi del suo mondo».Il mio Morandi, apparso per la prima volta nel 1982, è la testimonianza di una personalità schiva e raffinata, ed è accompagnato da un insieme di lettere dell’artista che, quasi duplicando la narrazione, la rendono maggiormente tangibile. Rileggerlo oggi non significa solo ripercorrere la storia di un legame ventennale di stima reciproca, significa soprattutto riscoprire il più intimo e peculiare sentire di Morandi. Quello di un enigmatico, stregonesco e rigoroso interprete della natura, riconoscendovi «quanto di umano ha trovato espressione, mediante la forma, nella sua pittura».Prefazione di Stefano RoffiPostfazione di Daniela Ferrari
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Il mio Morandi

Luigi Magnani

pagine: 148 pagine + 16 (inserto)

Se molto è già stato detto sul Giorgio Morandi artista, è ancora possibile accostarsi «sotto altro aspetto» all’uomo senza per questo eludere le tappe della sua fortuna critica. È proprio quanto fa Luigi Magnani, collezionista e artefice della fondazione che porta il suo nome: forte della lunga e profonda amicizia che lo legò al pittore bo

In miniatura

Perché le cose piccole illuminano il mondo

Simon Garfield

pagine: 32

È più probabile farsi un’idea dell’universo creando oggetti infinitesimali che nel rifare il cielo intero

In miniatura

Perché le cose piccole illuminano il mondo

Simon Garfield

pagine: 32

È più probabile farsi un’idea dell’universo creando oggetti infinitesimali che nel rifare il cielo intero

L'arte sotto controllo

Nuova agenda sociale e censure militanti

Carole Talon-Hugon

C’è un virus che si propaga nel mondo dell’arte da qualche tempo a questa parte, il politically correct
L'arte sotto controllo - Nuova agenda sociale e censure militanti
C’è un virus che si propaga nel mondo dell’arte da qualche tempo a questa parte, il politically correct. Ha la forma di un potere tirannico e moralista che attecchisce a biennali, festival e a manifestazioni culturali sempre più consacrate a tematiche antiglobaliste, ambientaliste e femministe. A quest’arte militante si affiancano nuove forme di censura nei confronti di una produzione artistica considerata offensiva verso la morale pubblica. La petizione per rimuovere dalle pareti di un museo il dipinto Thérèse rêvant di Balthus e l’aggiunta di banner oscuranti sui nudi di Egon Schiele in metropolitana sono solo i casi più clamorosi.Abbandonata ogni velleità provocatoria ed eversiva, oggi l’arte si fa vessillo delle lotte sociali e l’artista si lascia avviluppare da una critica buonista. Spesso sprovvisto di competenze specifiche, indossa volentieri l’abito dell’archivista, dello storico o dell’attivista per realizzare progetti che lasciano ampio spazio a documenti, testimonianze e a una fitta impalcatura didattica e sentenziosa. Ma se il valore intrinseco dell’opera passa in secondo piano rispetto al contenuto e alla causa che promuove, che ne è della forza e dell’autonomia che la Modernità le aveva assegnato? A essere in pericolo, in verità, non è solo la nozione di arte. La stessa idea di etica paradossalmente ne esce frammentata in una miriade di categorie ‒ tante quante sono le rivendicazioni identitarie ‒ potenzialmente in conflitto fra loro.In questo breve saggio fortemente polemico, Talon-Hugon ripercorre le tappe del delicato rapporto tra arte ed etica e le confronta con ciò che sta accadendo oggi: la censura viene esercitata non per il bene dell’umanità nel suo complesso ma a profitto di singole categorie o comunità, a scapito dell’artista e del suo modus vivendi.
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L'arte sotto controllo

Nuova agenda sociale e censure militanti

Carole Talon-Hugon

pagine: 110 pagine

C’è un virus che si propaga nel mondo dell’arte da qualche tempo a questa parte, il politically correct. Ha la forma di un potere tirannico e moralista che attecchisce a biennali, festival e a manifestazioni culturali sempre più consacrate a tematiche antiglobaliste, ambientaliste e femministe. A quest’arte militante si affiancano nuove for
Arthur Cravan - Una strategia dello scandalo
Dopo aver preso «tutti i treni e tutte le navi» Fabian Avenarius Lloyd si stabilisce a Parigi, smanioso di ottenere fortuna per mezzo della poesia. A ventidue anni, con un talento non esattamente proporzionale alla corporatura titanica, è pronto a usare ogni espediente pur di farsi un nome. Non il suo ma quello di Arthur Cravan, pseudonimo che si attribuisce nel 1910 insieme all’epiteto più o meno legittimo di “nipote di Oscar Wilde”. Nelle fulgide serate dell’avanguardia desta scalpore con numeri eccentrici e scabrosi, di giorno si allena alla boxe nell’atelier del pittore Kees van Dongen, mentre si appresta a introdurre il pugno anche nella lotta artistica. Duchamp e Picabia sono estasiati dalla sua irriverenza: dalle pagine di Maintenant, Cravan scaglia contro i salons frecce velenose che gli costeranno otto giorni al fresco e la stima del critico più rispettato, Félix Fénéon. Scoppia la guerra e Cravan, nazionalità svizzera, si eclissa. Lo ritroviamo a Barcellona, travestito da pugile professionista, dove sfida il fuoriclasse nero Jack Johnson. Le locandine lo proclamano campione europeo, titolo che si è guadagnato senza combattere. Il match – così breve da risolversi in un’esibizione statica del mastodontico rivale – gli frutta quanto basta per imbarcarsi su un transatlantico diretto a New York, mettendo così un oceano fra sé e l’Europa in guerra. Dopo aver errato per Stati Uniti e Canada «mascherato da soldato per non essere soldato», eccolo di nuovo a New York dove il salotto degli Arensberg è il ring dorato in cui ambientare nuovi scandali e alimentare la sua “funesta pluralità”: l’incontro con la spregiudicata poetessa Mina Loy gli sarà in questo senso fatale.Le grida di rivolta, le folgoranti intuizioni poetiche, la strategia dell’arte al servizio della vita, l’antimilitarismo collocano Cravan tra i pionieri dell’avventura dadaista. La sua esistenza, così folle da sembrare inventata, è qui ricostruita nel dettaglio – dalla nascita a Losanna nel 1887 fino alla misteriosa scomparsa nel Pacifico nel 1918 – grazie ai fitti carteggi della madre. Ne emerge una personalità scissa, irregolare, dirompente, oltremodo contraddittoria, che riassume in sé vizi e virtù di un’intera epoca.Prefazione di Edgardo Franzosini
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Arthur Cravan

Una strategia dello scandalo

Maria Lluïsa Borràs

pagine: 222 pagine

Dopo aver preso «tutti i treni e tutte le navi» Fabian Avenarius Lloyd si stabilisce a Parigi, smanioso di ottenere fortuna per mezzo della poesia. A ventidue anni, con un talento non esattamente proporzionale alla corporatura titanica, è pronto a usare ogni espediente pur di farsi un nome. Non il suo ma quello di Arthur Cravan, pseudonimo che s

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