Cultura d'impresa. Olivetti: la fabbrica delle immagini | 11.05 - ore 18.00
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Cultura d'impresa. Olivetti: la fabbrica delle immagini | 11.05 - ore 18.00

28 apr 2023
Cultura d'impresa. Olivetti: la fabbrica delle immagini | 11.05 - ore 18.00
Per il secondo appuntamento dedicato alla "Cultura d'impresa", lo storico della cultura Alberto Saibene con Giorgio Bigatti, docente di Storia economica all’Università Bocconi, e Andrea Pinotti, docente di Estetica all’Università degli Studi di Milano, ripercorrono la biografia di Adriano Olivetti e il ruolo dell’arte figurativa nella sua visione d’impresa.

Nel dopoguerra la fabbrica di Ivrea è un laboratorio di idee con finalità economiche, sociali e culturali che pongono al centro la vita dell’uomo. Gli edifici che si sviluppano attorno a via Jervis sono luoghi in cui la cultura ingegneristica dialoga con quella umanistica, l’industria con l’arte, i valori tecnologici con quelli estetici. Una concezione che dà luogo a un vasto numero di proposte finalizzate a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, ma anche ad arricchire l’esistenza spirituale della comunità attraverso la bellezza e l’armonia.

L’arte visiva ha occupato un posto rilevante nel progetto di Olivetti tramite iniziative di grande impatto, come l’organizzazione di mostre e interventi a sostegno dell’arte e attività editoriali volte ad allargarne la diffusione anche presso un pubblico non avvezzo. Per mettere in pratica il suo ideale umanistico, Olivetti ha saputo raccogliere intorno a sé intellettuali di grande spessore. Figura essenziale è stata quella di Giorgio Soavi (1923-2008), letterato, romanziere, saggista, poeta, critico, giornalista, fotografo, collezionista del quale quest’anno ricorre il centenario della nascita. Responsabile sin dalla fine degli anni cinquanta dell’Ufficio Progettazioni Speciali della Olivetti, ha incrociato i maggiori artisti del Novecento grazie soprattutto al suo ruolo di scopritore di talenti, inventore delle celebri agende Olivetti, ideatore di raffinati libri d’arte. 


Giovedì 11 maggio | ore 18.00
Alberto Saibene, Giorgio Bigatti e Andrea Pinotti
Fondazione Luigi Rovati
Sala Conferenze
Corso Venezia 52 - Milano
Ingresso libero fino a esaurimento posti | Prenotazione consigliata sul sito: museo.fondazioneluigirovati.org
Con il biglietto d’ingresso della conferenza sarà possibile accedere gratuitamente al Museo (a seguito della conferenza)
Il quadro che mi manca
Un’avidità famelica accompagna lo sguardo di Giorgio Soavi nelle sue ricognizioni artistiche. Da spettatore affamato, egli consuma dipinti, disegni e sculture come si può consumare un piatto prelibato, assaporandone a fondo ogni ingrediente. E se accomuna spesso occhio e palato, è perché vede l’arte e i suoi prodotti come un animale vede e divora il cibo di cui ha bisogno per sopravvivere. Scrittore ma anche collezionista, in questi brevi resoconti pubblicati per la prima volta nel 1986 Soavi ci racconta vita, opere, consuetudini e vezzi degli artisti che ha amato e frequentato. Artisti come Giacometti, de Chirico e Balthus, che egli sorprende nell’intimità del loro ambiente, cogliendo in presa diretta il passaggio dalla vita all’arte e viceversa. Lo fa non da cronista occasionale e men che meno usando il gergo sibillino del critico d’arte, ma da intenditore della materia di cui scrive, proprio perché l’ha a lungo masticata senza esserne mai sazio. L’inventiva e la destrezza del romanziere si ritrovano quando descrive, per esempio, il sentimento di languore e oscenità che trasmettono i fiori di Horst Janssen colti appena un istante prima di avviarsi alla decomposizione. La stessa empatia la riserva alle minuziose nature morte di Gianfranco Ferroni, ai paesaggi marini e terreni di Piero Guccione, agli erbari floreali di Jean-Pierre Velly, agli amati disegni e acquerelli di Folon, Tullio Pericoli e Saul Steinberg, alle tele di Domenico Gnoli.Sembra che per Soavi l’unico modo di scrivere di quadri e di artisti sia quello di trattarli alla stregua di seducenti dettagli di una storia da raccontare, componendo pagine fatte di aromi e sapori, cariche di quella genuinità che si riserva ai discorsi fra amici.Con una prefazione di Andrea Pinotti
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Il quadro che mi manca

Giorgio Soavi

pagine: 320 pagine

Un’avidità famelica accompagna lo sguardo di Giorgio Soavi nelle sue ricognizioni artistiche. Da spettatore affamato, egli consuma dipinti, disegni e sculture come si può consumare un piatto prelibato, assaporandone a fondo ogni ingrediente. E se accomuna spesso occhio e palato, è perché vede l’arte e i suoi prodotti come un animale vede e
Programmare l’arte - Olivetti e le neoavanguardie cinetiche
Il 15 maggio 1962 viene inaugurata nel Negozio Olivetti della galleria Vittorio Emanuele di Milano la mostra “Arte Programmata”. Il nome si deve a Bruno Munari, ispiratore dell’iniziativa, mentre la teorizzazione di un’arte cinetica come paradigma di “opera aperta” è di Umberto Eco che firma il catalogo edito per l’occasione. Gli artisti sono giovani e giovanissimi: i milanesi del Gruppo T (Anceschi, Boriani, Colombo, Devecchi, Varisco), i padovani del Gruppo Enne (Biasi, Costa, Chiggio, Landi e Massironi), a cui si aggiungono Enzo Mari e lo stesso Munari. Altri arriveranno nel corso della lunga tournée […] che la mostra compirà per più di due anni a venire.Imballate in casse dipinte di arancione, con il nome Olivetti in bella evidenza, le opere sono un piccolo ma importante simbolo dell’Italia degli anni del boom, del matrimonio virtuoso tra avanguardia artistica e ricerca industriale […]. Olivetti infatti produce e sponsorizza la mostra – prima azienda in assoluto a porsi come committente – negli anni in cui la casa di Ivrea si lancia nell’avventura dell’elettronica, realizzando con l’Elea 9003 il primo grande computer transistorizzato al mondo.A cinquant’anni di distanza non abbiamo soltanto voluto ricostruire la mostra attraverso le opere e i documenti che ne narrano la genesi (compresa la riproduzione anastatica del catalogo originale), ma anche allargare lo sguardo all’avventura elettronica dell’Olivetti […] un’azienda che si interrogava sulle implicazioni sociali e culturali dell’era digitale, allora soltanto agli albori.
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Programmare l’arte

Olivetti e le neoavanguardie cinetiche

Marco Meneguzzo, Enrico Morteo, Alberto Saibene

pagine: 184 pagine

Il 15 maggio 1962 viene inaugurata nel Negozio Olivetti della galleria Vittorio Emanuele di Milano la mostra “Arte Programmata”. Il nome si deve a Bruno Munari, ispiratore dell’iniziativa, mentre la teorizzazione di un’arte cinetica come paradigma di “opera aperta” è di Umberto Eco che firma il catalogo edito per l’occasione. Gli art

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