Giorgio Soavi e il quadro che gli mancava
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Giorgio Soavi e il quadro che gli mancava

1 set 2022  |  Recensione di: Il quadro che mi manca
«Uscito per la prima volta nel 1986 e da anni fuori catalogo, questo libro raccoglie le storie che Giorgio Soavi giocò a intessere intorno a dipinti e sculture, disegni e stampe, per tenerseli stretti, creando con ciascuno di essi una complicità fatta di parole e di immagini gustose, convinto com’era che l’arte è nutrimento e che il vero scopo di un quadro ben dipinto è di essere mangiato.»
Il quadro che mi manca
Un’avidità famelica accompagna lo sguardo di Giorgio Soavi nelle sue ricognizioni artistiche. Da spettatore affamato, egli consuma dipinti, disegni e sculture come si può consumare un piatto prelibato, assaporandone a fondo ogni ingrediente. E se accomuna spesso occhio e palato, è perché vede l’arte e i suoi prodotti come un animale vede e divora il cibo di cui ha bisogno per sopravvivere. Scrittore ma anche collezionista, in questi brevi resoconti pubblicati per la prima volta nel 1986 Soavi ci racconta vita, opere, consuetudini e vezzi degli artisti che ha amato e frequentato. Artisti come Giacometti, de Chirico e Balthus, che egli sorprende nell’intimità del loro ambiente, cogliendo in presa diretta il passaggio dalla vita all’arte e viceversa. Lo fa non da cronista occasionale e men che meno usando il gergo sibillino del critico d’arte, ma da intenditore della materia di cui scrive, proprio perché l’ha a lungo masticata senza esserne mai sazio. L’inventiva e la destrezza del romanziere si ritrovano quando descrive, per esempio, il sentimento di languore e oscenità che trasmettono i fiori di Horst Janssen colti appena un istante prima di avviarsi alla decomposizione. La stessa empatia la riserva alle minuziose nature morte di Gianfranco Ferroni, ai paesaggi marini e terreni di Piero Guccione, agli erbari floreali di Jean-Pierre Velly, agli amati disegni e acquerelli di Folon, Tullio Pericoli e Saul Steinberg, alle tele di Domenico Gnoli.Sembra che per Soavi l’unico modo di scrivere di quadri e di artisti sia quello di trattarli alla stregua di seducenti dettagli di una storia da raccontare, componendo pagine fatte di aromi e sapori, cariche di quella genuinità che si riserva ai discorsi fra amici.Con una prefazione di Andrea Pinotti
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Il quadro che mi manca

Giorgio Soavi

pagine: 320 pagine

Un’avidità famelica accompagna lo sguardo di Giorgio Soavi nelle sue ricognizioni artistiche. Da spettatore affamato, egli consuma dipinti, disegni e sculture come si può consumare un piatto prelibato, assaporandone a fondo ogni ingrediente. E se accomuna spesso occhio e palato, è perché vede l’arte e i suoi prodotti come un animale vede e
24,00

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