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Marcel e Suzanne Duchamp, Octavio Paz e Edoardo Sanguineti, Breton e Man Ray, de Chirico e la duchessa di Beaufort sono solo alcuni dei personaggi che compongono la fauna di questo racconto erudito e sagace, a tratti esplosivo, lontano da qualsiasi convenzione autobiografica. Procedendo a ritroso dal 1983, anno in cui viene pubblicata, al 1924, anno di nascita dell’autore, Automitobiografia si configura come un viaggio iperbolico che risale la corrente degli eventi. Un viaggio che ci immerge fin dalle prime pagine nella coeva cultura visiva e che sembra rispondere, attraverso il suo percorso, alle tendenze allora in atto dell’arte “colta” e del citazionismo. Esperienze ben note a Baj, già abile artefice, fin dagli anni sessanta, di rifacimenti ludici delle opere dei grandi maestri, come il ciclo Chez Picasso o composizioni come La cravatta di Jackson Pollock e la Vendetta della Gioconda. Una vocazione che anche nei lavori successivi lo porterà a redimere ‒ insieme a un repertorio di icone, temi e stilemi del passato ‒ uno sgargiante armamentario di brocantes, medaglie, passamanerie, lustrini, scampoli damascati, coccarde e ogni genere di paccottiglia che affolla il suo studio. Questo metodo, volto al costante recupero e all’accumulo, si traduce sul piano della narrazione in un grande assemblage di ricordi, riflessioni e citazioni mutuate da artisti e intellettuali di ogni epoca e origine. A cominciare dal suo geniale mentore Alfred Jarry e dalla Patafisica, la vera “scienza”, baluardo di quell’ironia che irrora l’intero universo culturale di Baj.
Fanno capolino, accanto alle innumerevoli personalità, anche oggetti che popolano la vita quotidiana dell’artista, come la Macchina agricola, una moto Kawasaki o un semplice ascensore: splendidi congegni meccanici ed erotici capaci non solo di titillare la curiosità del lettore ma anche di puntellare le convinzioni sociali, scientifiche, filosofiche, sostenute da Baj. Il quale per anni si è battuto non solo per un rinnovamento dell’arte della pittura ma anche per un profetico ritorno alla natura contro le minacce di una tecnologia sempre più totalizzante.
Prefazione. Enrico Baj. Un artista allo specchio, di Angela Sanna
1. Revival o l’arte del ricordo
2. Autobiologia
3. Le macchine del tempo: Alfred Jarry, Giorgio de Chirico, Raymond Roussel
4. Come si va a Palazzo Reale e si diventa Imperatori
5. Parigi-Miami-New York
6. Primo maggio 1982
7. Surama e la villa liberty
8. Vita di campagna: insalata mista e Apocalisse
9. Esperienze teatrali
10. Nixon e Pinelli
11. Le dame di casa Baj
12. Dal dinamismo statico alla libido meccanica e non
13. Il bel canto
14. Il gusto del remake: Seurat, Pollock, Picabaj e Bacasso
15. André Pieyre de Mandiargues e Raymond Queneau
16. André Breton
17. Patafisica, Giacometti e calcografia
18. 58 rue Mathurin Régnier
19. 1963: allegranza e fotti-fotti
20. Arturo Schwarz, Man Ray, Marcel Duchamp
21. I mobili, Octavio Paz, i giovani poeti
22. L’ascensore di Giorgio Marconi
23. Il gruppo napoletano, Farfa il futurista, Virgilio Dagnino
24. Le modificazioni
25. I generali
26. Le montagne, i polacchi
27. Contro lo stile, il punteggio dei quadri e Filippo Schettini
28. Édouard Jaguer, riviste d’avanguardia e Mail Art
29. Asger Jorn e COBRA
30. L’ornato e il collage: il Vinavil
31. La banda, il Dangelo, Joe Colombo e il Movimento Nucleare
32. Rivolta genetica o processo immunologico?
33. 1924: Milano, Porta Vittoria
Bibliografia essenziale