ELIO GRAZIOLI A PERUGIA | 23 MAGGIO - ORE 18
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ELIO GRAZIOLI A PERUGIA | 23 MAGGIO - ORE 18

23 mag 2018
ELIO GRAZIOLI A PERUGIA | 23 MAGGIO - ORE 18

Senza mai scattare una foto, Duchamp ha usato il mezzo fotografico in tutti i modi, fino a costruire attraverso di esso la propria biografia di artista e di uomo, dalla maschera all’intima immagine di sé, e ha disegnato in questo modo una figura d’artista come mai era apparsa prima nella storia dell’arte.

A partire dal volume Duchamp oltre la fotografia. Strategie dell'infrasottile Elio Grazioli ricostruisce i rapporti di Duchamp con la fotografia, dalla sua versione del Cubismo all’ultima opera voluta postuma, e ne parla con Aldo Iori, docente di Storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia “Pietro Vannucci” di Perugia.

 

Mercoledì 23 maggio - ore 18.00

Edicola 518

Via Sant'Ercolano 42/a - Perugia

 

In caso di pioggia l'evento si terrà comunque, in un luogo al chiuso nelle vicinanze di Edicola 518

Duchamp oltre la fotografia - Strategie dell'infrasottile
Fin dagli esordi Duchamp ha intrecciato con la fotografia un rapporto fecondo che ha attraversato la sua opera a più livelli, caricando il medium di nuove potenzialità. Macchina che vede ma non sceglie, che preleva frammenti di realtà senza l’intervento diretto della mano dell’artista, l’apparecchio fotografico è del tutto congeniale alla poetica duchampiana dell’indifferenza e del non fare. Non a caso egli abbandona il disegno e la pittura più tradizionali – colpevoli di fermarsi al retinico, cioè a una sensorialità e quindi anche a una scelta dettata dal gusto – per abbracciare un’attitudine “infrasottile”, categoria che racchiude quanto sfugge alla percezione umana e che può essere colto unicamente con l’ausilio della materia grigia. L’immagine – in primis quella fotografica – non è mai solo quello che è, né mostra solo ciò che rappresenta. Al contrario, è una porta su qualcos’altro, una breccia in quella quarta dimensione su cui Duchamp si arrovella senza requie: essa richiede allo spettatore un supplemento di attenzione, un secondo sguardo che non si fermi alle apparenze, dietro le quali, come nel gioco degli scacchi, un gambetto è in agguato. Sarebbe ingannevole, per esempio, considerare le numerose apparizioni fotografiche di Duchamp – la sua tonsura a stella immortalata da Man Ray, l’artista seduto a un tavolino e mentre cammina per strada nelle celebri immagini di Ugo Mulas, o ancora lo strabiliante Marcel Duchamp all’età di 85 anni – come tradizionali ritratti d’autore o di circostanza. Nascono invece dall’azione combinata di chi sta davanti e dietro la macchina fotografica, in un complesso gioco di rimandi dove le allusioni impalpabili eppure cruciali all’arte di Duchamp non lasciano dubbi sulla loro intenzionalità come opere. Elio Grazioli documenta i casi in cui la fotografia e la riflessione su di essa fanno capolino nell’opera dell’artista e ne indaga le risonanze all’interno del sistema duchampiano. Un sistema in cui ciascun elemento entra a pieno titolo in una strategia complessiva che prescinde dalla diversità dei materiali e anticipa un modo di fare arte che è oggi fra i più diffusi: quello di non specializzarsi in un solo linguaggio ma di metterli tutti al servizio di un’idea.
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Duchamp oltre la fotografia

Strategie dell'infrasottile

Elio Grazioli

pagine: 88 pagine

Fin dagli esordi Duchamp ha intrecciato con la fotografia un rapporto fecondo che ha attraversato la sua opera a più livelli, caricando il medium di nuove potenzialità. Macchina che vede ma non sceglie, che preleva frammenti di realtà senza l’intervento diretto della mano dell’artista, l’apparecchio fotografico è del tutto congeniale alla
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