fbevnts L’obiettivo "stregato" di Francesca Woodman | 03.10 - ore 18.00
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L’obiettivo "stregato" di Francesca Woodman | 03.10 - ore 18.00

16 set 2024
L’obiettivo
CONVERSAZIONI DARTE
L’obiettivo “stregato” di Francesca Woodman, pioniera della fotografia performativa

Con Monica Loffredo (Fondazione Luigi Rovati), Linda Fregni Nagler (artista e docente di fotografia), Michele Smargiassi (giornalista, critico e curatore di “Fotocrazia” per La Repubblica), Angela Madesani (storica dell’arte e curatrice)

Uno degli astri più luminosi e al tempo stesso enigmatici della storia della fotografia, Francesca Woodman è stata un talento precocissimo, ipnotico e divorante. Avvicinarsi al suo corpo fotografico significa esplorare una dimensione dell’autoritratto e della fotografia performativa che ha precorso i tempi.

Giovedì 3 ottobre | ore 18.00
Fondazione Luigi Rovati
Sala Conferenze
Corso Venezia 52 - Milano
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Prenotazione consigliata sul sito: fondazioneluigirovati.org
Francesca Woodman
«La storia non è nell’immagine, ma nel nostro rapporto con l’immagine, in ciò che essa deposita in noi» scrive Bertrand Schefer, che alla fine degli anni novanta vede per la prima volta alcuni scatti fotografici di Francesca Woodman e ne rimane folgorato. Quelle fotografie, per lui così respingenti in un primo momento, tornano negli anni a interrogarlo, a tormentarlo, incessanti come gocce, persistenti come un’ossessione amorosa. Si ripromette di scrivere un giorno su di lei, per far luce sull’enigma che incarna, per salvarla dall’oblio. Non è della sua fotografia che vuole parlare, è lei che vuole riportare in vita, anche solo per qualche attimo.Come un archeologo insaziabile, riesuma allora tutto quanto può aiutarlo a ricostruire quella “storia mancante”; una storia in cui il flusso dei propri ricordi personali, innescati dalla figura sfuocata e irraggiungibile di Francesca, si mescola alla vicenda biografica della giovane fotografa: l’infanzia in Colorado, il legame forte con l’Italia, i genitori, anche loro artisti, la prima macchina fotografica, gli anni formativi alla scuola d’arte, il soggiorno romano che porta a maturazione un temperamento così singolare. Francesca si distingue dalla massa, atipica ovunque vada. Nei suoi vestiti d’epoca sbiaditi si ritrae di volta in volta come una presenza fantasmatica, ineffabile, sensuale, anacronistica, già consapevole che non è il mondo contemporaneo lo scenario in cui troverà la propria dimensione. Se la sua arte è il motore che la muove, è anche il veleno che la consuma, la prigione da cui un giorno del 1981 riuscirà a liberarsi aprendo la finestra del suo sgangherato appartamento, a soli ventitré anni, lasciando dietro di sé un’opera immensa.
Scopri

Francesca Woodman

Bertrand Schefer

pagine: 68 pagine

«La storia non è nell’immagine, ma nel nostro rapporto con l’immagine, in ciò che essa deposita in noi» scrive Bertrand Schefer, che alla fine degli anni novanta vede per la prima volta alcuni scatti fotografici di Francesca Woodman e ne rimane folgorato. Quelle fotografie, per lui così respingenti in un primo momento, tornano negli anni a
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